domenica 28 giugno 2020

Rodaggio dolomitico

L'arrivo di una moto nuova va sempre festeggiato. Possibilmente cercando un bell'itinerario per bruciare i primi 1.000 chilometri (il rodaggio, si diceva ai miei tempi...) in un w-e, così da mettersi d'accordo in fretta con il fedele Meccanico per fare il prescritto controllino ed essere liberi (e per Ducati la libertà è lunga, perchè poi il primo tagliando è a 15.000 chilometri) 😁
Dopo il lungo lockdown da Covid-19, con quel senso di claustrofobia che ci ha portati più o meno tutti ad avere comportamenti e atteggiamenti spesso diversi da ciò che siamo sempre stati, il maltempo di questi primi week end di totale libertà di movimento (fino al 2 giugno non era possibile superare i limiti della propria Regione) ha davvero destabilizzato molti di noi.
C'è chi si è dato all'alcool, chi alle donne, chi al collezionismo di segnalibri indocinesi... e c'è persino chi ha riconsegnato una stupenda Multistrada 1200s per portarsi a casa una più modesta Multi 950s 😂😂😂
E' stata una scelta puramente di cervello. Il cuore è rimasto sulla 1200, ovviamente, che rimane il verso splendido POMPONE della gamma per questa sporttouring a guida alta. Un progetto che, a mio avviso, è estremamente indovinato, non solo per i cavalli ed il gusto di guida, ma anche per la sicurezza ed il comfort, anche in coppia e a pieno carico, che la Multistrada offre.
E allora perchè la 950?
Perchè io forte non vado. Non ci sono mai andato, anche perchè sono sempre stato uno fin troppo prudente già da quando ero bambino, figuriamoci se con Claudia sempre a bordo ho voglia rischiare, non mi darei pace se si facesse male per colpa mia.
Questa prudenza innata, con gli anni che passano si accentua, per cui mi accorgo di guidare aumentando sempre di più il margine di sicurezza. Quindi non ho bisogno di una moto esplosiva come la Multi 1200, anzi: mi sento inadeguato io.
Non solo: con la 950 le gomme dovrebbero durare qualche migliaio di chilometri in più, ed i freni, pur frenando molto bene, non sono quelli della Panigale che monta la 1200/1260. Quindi alla lunga, qualche spesa in meno.
Ducati tra l'altro ha portato a quattro anni la garanzia su tutte le Multistrada: questa quindi sarà coperta da garanzia fino al 2024.
Per chi fa mototurismo, come me, la Multi 950 non è certamente 'bolsa', con i suoi oltre 110 cavalli. Si muove più che bene in ogni frangente, e solo nelle salite più ripide, quando si è a pieno carico, la differenza con la 1200 si avverte parecchio. Più di coppia, che di cavalli, tra l'altro.
Per il resto, la versione S (quindi con display a colori, fari a led con funzione cornering e, soprattutto, le sospensioni semiattive Skyhook), non fa rimpiangere per nulla la sorellona. Controllo di velocità, cambio Quick Shift, ABS cornering fanno il resto: insomma, ci si gioca una quarantina di cavalli, ma il contenuto è lo stesso.
La devastazione di Vaia
nei Serrai di Sottoguda
Come ho scritto tutte le volte che ho provato la Multi 950, quello che manca rispetto alla 1200 sono le sensazioni... il 950, da buon Euro5 ready, è fin troppo civile, educato, silenzioso. Vibra poco, prende bene il gas, è certamente efficace ed educato, ma manca un po' di quel 'sesso' che invece distribuisce il 1200 (soprattutto in mappatura Sport) 😋
Bene, fatta questa lunga premessa, torniamo al report... in realtà non c'è molto da scrivere: le Dolomiti non sono l'inesplorata Foresta Amazzonica, e neppure il pericoloso Afghanistan 😂... anzi: a fine giugno siamo già un po' troppo 'avanti' nella stagione, per i miei gusti, ed infatti in quest'ultimo week end di giugno troveremo sui passi più famosi e conosciuti (Giau, Sella, Rolle, San Pellegrino) fin troppa gente, traffico, veicoli parcheggiati ovunque. Non è certamente il caos dell'alta stagione (luglio-agosto) che mi fa evitare accuratamente questa zona, ma il numero di gitanti giornalieri (in bici, in moto, in auto e con le pedule per andare sui sentieri) è elevato.
Non così la sera, pare: noi ci siamo fermati sabato sera a Moena, e l'albergo (l'ottimo Hotel Cavalletto) era mezzo vuoto. La pandemia ha purtroppo 'bruciato' moltissime ore di ferie, le casse integrazioni e la crisi hanno ridotto la capacità (o anche solo la propensione) di spesa a troppe persone, e poi in giro c'è ancora una certa apprensione/paura a dormire fuori. In questi due giorni abbiamo visto un certo numero di motociclisti tedeschi e austriaci, ma sono completamente scomparse le auto ed i pullmann a targa straniera... ovvio che la crisi del turismo sia ancora drammatica.
Torniamo al viaggiare in moto: la Multistrada 950s, caricata con le valigie ed il top case che già erano state utilizzate nelle mie due precedenti Multi DVT (gran bella cosa, non cambiare attacchi e misure di tanti accessori, come tra l'altro i faretti a led), è molto confortevole. Ammortizza le asperità dell'asfalto forse ancora meglio della 1200, grazie probabilmente alla ruota anteriore più grande. Il mio plexiglass Ermax (anche quello al suo terzo trasferimento su una nuova Multi) è più largo di quelli di serie, ad anche alle 7 del mattino non abbiamo bisogno di indossare nulla tra t-shirt e giubbotto leggero traforato.
La statale Romea scivola via a velocità codice (sono troppi gli autovelox, per correre, ma almeno i limiti di velocità posti dall'ANAS sono accettabili... 90 o 70 a seconda dei casi, ma mai assurdamente bassi come in certe strade gestite da altri enti). A Mestre ci stupiamo di non trovare traffico, e solo a Longarone il 'combinato disposto di un camion in panne in mezzo alla strada ed un microtamponamento nella corsia opposta) ci portano a sorpassare a passo d'uomo una bella colonna di sardomobili bloccate. La Val Zoldana ci porta al Passo Staulanza, dove ci fermiamo per un cappuccino ed una pasta, poi la voglia di guidare ci porta fin sul Passo Giau... è uno dei miei passi preferiti, ma quest'anno ci fermiamo poco, troppa gente... d'altronde noi siamo abituati a venire quassù al 'disgelo' (tra fine marzo e inizio aprile), quando ancora i primi rari motociclisti dividono le stanze degli alberghi con i più numerosi sciatori del fine stagione.
Falzarego e Valparola sono un classico affascinante, così come Gardena e Sella. A Canazei però non ci fermiamo, decidiamo di andare a pranzare con un panino sul Passo Fedaia (ed un panino ai piedi della Marmolada è sempre più buono di qualsiasi altro), poi scendiamo giù verso Malga Ciapela. Poco dopo Malga la strada passa proprio sopra i Serrai di Sottoguda.
Facciamo una sosta per affacciarci giù: purtroppo la devastazione di Vaia è ancora ben visibile, ed i serrai sono chiusi al passaggio delle persone...
Noi continuiamo a scendere per poi svoltare per Arabba ed affrontare il godurioso Pordoi. Ci fermiamo in cima per un caffè ma non stiamo molto a cincischiare... dei nuvoloni molto neri e molto minacciosi arrivano da ogni parte.
In realtà ci va bene... due gocce sulla visiera, ma percorriamo asciutti l'intera Val di Fassa fino a Moena. Lì le gocce diventano quattro mentre scegliamo in fretta un albergo, ma il tempo di mettere in garage la Multi, farci una doccia e cambiarci, e possiamo goderci il pese e l'aperitivo fino a cena. Siamo a tavola quando vediamo piovere molto forte, ma a cena finita le stelle saranno di nuovo sopra di noi... e con una temperatura stupendamente bassa. Così si dorme meglio ;-)

Domenica mattina. Carichiamo la moto e facciamo un po' di spesa prima di ripartire. Con calma, a motore freddo, ci arrampichiamo subito verso il Passo San Pellegrino, poi ci godiamo la splendida strada che porta al Passo Valles. Qui ci concediamo due passi, anche perchè dall'altura di fronte al parcheggio del passo, la vista è davvero notevole.
Sul Rolle c'è un po' troppo caos per i miei gusti e scendiamo subito verso San Martino di Castrozza.
Dopo Imer, la strada che sale al Passo Gobbera ci riconcilia con una Montagna senza troppa folla, e poi si sale al Brocon. Anche qui Vaia ha colpito duro, ed in molti punti, salendo, ci troviamo senza guard rail e senza più alberi... il che qualche volta dà un certo senso di insicurezza... però almeno su questo versante non corre nessuno. Scendiamo, e dopo Castello Tesino affrontiamo il Passo Forcella (pare non essere mai stato percorso e posto in Collezione... numero 464, quindi 😎 ) in direzione Bieno... ci aspettano dieci minuti di superstrada a fondovalle, ma a Levico si esce e, seguendo le indicazioni Altopiani, imbocchiamo la Strada del Menador.
Costruita scavando nella rocca dai Kayserjägerweg austriaci, per avere una strada rapida (anche se ripida) per salire in fretta sull'Altipiano, oggi non è che sia proprio adattissima al traffico moderno. In alcuni tratti, una moto ed un'auto non passano insieme, occorre darsi il passo. Però... però la vista sui laghi di Levico e Caldonazzo merita la fatica
L'ultimo tratto è più facile, in mezzo al bosco, e si sbuca a pochi chilometri dal Passo di Vezzena.
Noi facciamo una sosta per addentare l'ottimo panino che avevamo immagazzinato nel baule, poi ci fermiamo a Malga Fratte per comprare un po' di formaggio (Vezzena, non Asiago!!!!), burro e ricottine affumicate (non a caso partiamo sempre con una borsa termica, quando veniamo da queste parti).
Sull'Altipiano c'è parecchia gente. I nuovoloni in arrivo portano molti a ripartire in fretta, quindi il traffico aumenta.
Decidiamo per questo di evitare il Costo, quindi scendiamo da Rotzo-Pedescala... i tornanti sono molti, ma anche molto più stretti di quelli del Costo, per cui è una discesa poco frequentata. Raggiungiamo la pianura sotto un nuvolone molto minaccioso e, prima di entrare in autostrada, notiamo che il temporale ha già scrosciato giù secchiate d'acqua.
Noi inzaccheriamo un po' la moto nuova, è vero, ma non dobbiamo neppure metterci l'antipioggia.
Dopo di che, come sempre, è solo pianura... la Multi ci vizia per comfort, ed anche il regolatore di velocità, su un'autostrada poco frequentata come la A31, si può finalmente usare senza apprensioni.
Circa 900 chilometri (e soprattutto molti tornanti) in un fine settimana: non so se sia io sia stato in grado di fare un buon rodaggio alla Multistrada, sicuramente è stato un gran bel rodaggio per noi ;-)
L'album con qualche foto in più è pubblicato su Google Foto, QUI
La mappa dell'itinerario di massima seguito sabato
L'itinerario di massima seguito domenica (per poi scendere da Rotzo-Pedescala)

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