domenica 28 giugno 2020

Rodaggio dolomitico

L'arrivo di una moto nuova va sempre festeggiato. Possibilmente cercando un bell'itinerario per bruciare i primi 1.000 chilometri (il rodaggio, si diceva ai miei tempi...) in un w-e, così da mettersi d'accordo in fretta con il fedele Meccanico per fare il prescritto controllino ed essere liberi (e per Ducati la libertà è lunga, perchè poi il primo tagliando è a 15.000 chilometri) 😁
Dopo il lungo lockdown da Covid-19, con quel senso di claustrofobia che ci ha portati più o meno tutti ad avere comportamenti e atteggiamenti spesso diversi da ciò che siamo sempre stati, il maltempo di questi primi week end di totale libertà di movimento (fino al 2 giugno non era possibile superare i limiti della propria Regione) ha davvero destabilizzato molti di noi.
C'è chi si è dato all'alcool, chi alle donne, chi al collezionismo di segnalibri indocinesi... e c'è persino chi ha riconsegnato una stupenda Multistrada 1200s per portarsi a casa una più modesta Multi 950s 😂😂😂
E' stata una scelta puramente di cervello. Il cuore è rimasto sulla 1200, ovviamente, che rimane il verso splendido POMPONE della gamma per questa sporttouring a guida alta. Un progetto che, a mio avviso, è estremamente indovinato, non solo per i cavalli ed il gusto di guida, ma anche per la sicurezza ed il comfort, anche in coppia e a pieno carico, che la Multistrada offre.
E allora perchè la 950?
Perchè io forte non vado. Non ci sono mai andato, anche perchè sono sempre stato uno fin troppo prudente già da quando ero bambino, figuriamoci se con Claudia sempre a bordo ho voglia rischiare, non mi darei pace se si facesse male per colpa mia.
Questa prudenza innata, con gli anni che passano si accentua, per cui mi accorgo di guidare aumentando sempre di più il margine di sicurezza. Quindi non ho bisogno di una moto esplosiva come la Multi 1200, anzi: mi sento inadeguato io.
Non solo: con la 950 le gomme dovrebbero durare qualche migliaio di chilometri in più, ed i freni, pur frenando molto bene, non sono quelli della Panigale che monta la 1200/1260. Quindi alla lunga, qualche spesa in meno.
Ducati tra l'altro ha portato a quattro anni la garanzia su tutte le Multistrada: questa quindi sarà coperta da garanzia fino al 2024.
Per chi fa mototurismo, come me, la Multi 950 non è certamente 'bolsa', con i suoi oltre 110 cavalli. Si muove più che bene in ogni frangente, e solo nelle salite più ripide, quando si è a pieno carico, la differenza con la 1200 si avverte parecchio. Più di coppia, che di cavalli, tra l'altro.
Per il resto, la versione S (quindi con display a colori, fari a led con funzione cornering e, soprattutto, le sospensioni semiattive Skyhook), non fa rimpiangere per nulla la sorellona. Controllo di velocità, cambio Quick Shift, ABS cornering fanno il resto: insomma, ci si gioca una quarantina di cavalli, ma il contenuto è lo stesso.
La devastazione di Vaia
nei Serrai di Sottoguda
Come ho scritto tutte le volte che ho provato la Multi 950, quello che manca rispetto alla 1200 sono le sensazioni... il 950, da buon Euro5 ready, è fin troppo civile, educato, silenzioso. Vibra poco, prende bene il gas, è certamente efficace ed educato, ma manca un po' di quel 'sesso' che invece distribuisce il 1200 (soprattutto in mappatura Sport) 😋
Bene, fatta questa lunga premessa, torniamo al report... in realtà non c'è molto da scrivere: le Dolomiti non sono l'inesplorata Foresta Amazzonica, e neppure il pericoloso Afghanistan 😂... anzi: a fine giugno siamo già un po' troppo 'avanti' nella stagione, per i miei gusti, ed infatti in quest'ultimo week end di giugno troveremo sui passi più famosi e conosciuti (Giau, Sella, Rolle, San Pellegrino) fin troppa gente, traffico, veicoli parcheggiati ovunque. Non è certamente il caos dell'alta stagione (luglio-agosto) che mi fa evitare accuratamente questa zona, ma il numero di gitanti giornalieri (in bici, in moto, in auto e con le pedule per andare sui sentieri) è elevato.
Non così la sera, pare: noi ci siamo fermati sabato sera a Moena, e l'albergo (l'ottimo Hotel Cavalletto) era mezzo vuoto. La pandemia ha purtroppo 'bruciato' moltissime ore di ferie, le casse integrazioni e la crisi hanno ridotto la capacità (o anche solo la propensione) di spesa a troppe persone, e poi in giro c'è ancora una certa apprensione/paura a dormire fuori. In questi due giorni abbiamo visto un certo numero di motociclisti tedeschi e austriaci, ma sono completamente scomparse le auto ed i pullmann a targa straniera... ovvio che la crisi del turismo sia ancora drammatica.
Torniamo al viaggiare in moto: la Multistrada 950s, caricata con le valigie ed il top case che già erano state utilizzate nelle mie due precedenti Multi DVT (gran bella cosa, non cambiare attacchi e misure di tanti accessori, come tra l'altro i faretti a led), è molto confortevole. Ammortizza le asperità dell'asfalto forse ancora meglio della 1200, grazie probabilmente alla ruota anteriore più grande. Il mio plexiglass Ermax (anche quello al suo terzo trasferimento su una nuova Multi) è più largo di quelli di serie, ad anche alle 7 del mattino non abbiamo bisogno di indossare nulla tra t-shirt e giubbotto leggero traforato.
La statale Romea scivola via a velocità codice (sono troppi gli autovelox, per correre, ma almeno i limiti di velocità posti dall'ANAS sono accettabili... 90 o 70 a seconda dei casi, ma mai assurdamente bassi come in certe strade gestite da altri enti). A Mestre ci stupiamo di non trovare traffico, e solo a Longarone il 'combinato disposto di un camion in panne in mezzo alla strada ed un microtamponamento nella corsia opposta) ci portano a sorpassare a passo d'uomo una bella colonna di sardomobili bloccate. La Val Zoldana ci porta al Passo Staulanza, dove ci fermiamo per un cappuccino ed una pasta, poi la voglia di guidare ci porta fin sul Passo Giau... è uno dei miei passi preferiti, ma quest'anno ci fermiamo poco, troppa gente... d'altronde noi siamo abituati a venire quassù al 'disgelo' (tra fine marzo e inizio aprile), quando ancora i primi rari motociclisti dividono le stanze degli alberghi con i più numerosi sciatori del fine stagione.
Falzarego e Valparola sono un classico affascinante, così come Gardena e Sella. A Canazei però non ci fermiamo, decidiamo di andare a pranzare con un panino sul Passo Fedaia (ed un panino ai piedi della Marmolada è sempre più buono di qualsiasi altro), poi scendiamo giù verso Malga Ciapela. Poco dopo Malga la strada passa proprio sopra i Serrai di Sottoguda.
Facciamo una sosta per affacciarci giù: purtroppo la devastazione di Vaia è ancora ben visibile, ed i serrai sono chiusi al passaggio delle persone...
Noi continuiamo a scendere per poi svoltare per Arabba ed affrontare il godurioso Pordoi. Ci fermiamo in cima per un caffè ma non stiamo molto a cincischiare... dei nuvoloni molto neri e molto minacciosi arrivano da ogni parte.
In realtà ci va bene... due gocce sulla visiera, ma percorriamo asciutti l'intera Val di Fassa fino a Moena. Lì le gocce diventano quattro mentre scegliamo in fretta un albergo, ma il tempo di mettere in garage la Multi, farci una doccia e cambiarci, e possiamo goderci il pese e l'aperitivo fino a cena. Siamo a tavola quando vediamo piovere molto forte, ma a cena finita le stelle saranno di nuovo sopra di noi... e con una temperatura stupendamente bassa. Così si dorme meglio ;-)

Domenica mattina. Carichiamo la moto e facciamo un po' di spesa prima di ripartire. Con calma, a motore freddo, ci arrampichiamo subito verso il Passo San Pellegrino, poi ci godiamo la splendida strada che porta al Passo Valles. Qui ci concediamo due passi, anche perchè dall'altura di fronte al parcheggio del passo, la vista è davvero notevole.
Sul Rolle c'è un po' troppo caos per i miei gusti e scendiamo subito verso San Martino di Castrozza.
Dopo Imer, la strada che sale al Passo Gobbera ci riconcilia con una Montagna senza troppa folla, e poi si sale al Brocon. Anche qui Vaia ha colpito duro, ed in molti punti, salendo, ci troviamo senza guard rail e senza più alberi... il che qualche volta dà un certo senso di insicurezza... però almeno su questo versante non corre nessuno. Scendiamo, e dopo Castello Tesino affrontiamo il Passo Forcella (pare non essere mai stato percorso e posto in Collezione... numero 464, quindi 😎 ) in direzione Bieno... ci aspettano dieci minuti di superstrada a fondovalle, ma a Levico si esce e, seguendo le indicazioni Altopiani, imbocchiamo la Strada del Menador.
Costruita scavando nella rocca dai Kayserjägerweg austriaci, per avere una strada rapida (anche se ripida) per salire in fretta sull'Altipiano, oggi non è che sia proprio adattissima al traffico moderno. In alcuni tratti, una moto ed un'auto non passano insieme, occorre darsi il passo. Però... però la vista sui laghi di Levico e Caldonazzo merita la fatica
L'ultimo tratto è più facile, in mezzo al bosco, e si sbuca a pochi chilometri dal Passo di Vezzena.
Noi facciamo una sosta per addentare l'ottimo panino che avevamo immagazzinato nel baule, poi ci fermiamo a Malga Fratte per comprare un po' di formaggio (Vezzena, non Asiago!!!!), burro e ricottine affumicate (non a caso partiamo sempre con una borsa termica, quando veniamo da queste parti).
Sull'Altipiano c'è parecchia gente. I nuovoloni in arrivo portano molti a ripartire in fretta, quindi il traffico aumenta.
Decidiamo per questo di evitare il Costo, quindi scendiamo da Rotzo-Pedescala... i tornanti sono molti, ma anche molto più stretti di quelli del Costo, per cui è una discesa poco frequentata. Raggiungiamo la pianura sotto un nuvolone molto minaccioso e, prima di entrare in autostrada, notiamo che il temporale ha già scrosciato giù secchiate d'acqua.
Noi inzaccheriamo un po' la moto nuova, è vero, ma non dobbiamo neppure metterci l'antipioggia.
Dopo di che, come sempre, è solo pianura... la Multi ci vizia per comfort, ed anche il regolatore di velocità, su un'autostrada poco frequentata come la A31, si può finalmente usare senza apprensioni.
Circa 900 chilometri (e soprattutto molti tornanti) in un fine settimana: non so se sia io sia stato in grado di fare un buon rodaggio alla Multistrada, sicuramente è stato un gran bel rodaggio per noi ;-)
L'album con qualche foto in più è pubblicato su Google Foto, QUI
La mappa dell'itinerario di massima seguito sabato
L'itinerario di massima seguito domenica (per poi scendere da Rotzo-Pedescala)

mercoledì 24 giugno 2020

Alla ricerca della Regina di Casetta

Casetta di Tiara
Mi è capitato di vedere, su Rai Play, un film-documentario molto carino, di tre o quattro anni fa. E' la storia di Gregoria, l'unica ragazzina rimasta a Casetta di Tiara, un paesino sperduto nell'Alto Mugello in via di spopolamento e ormai abitato solo da undici persone. Ma non ci resterà ancora a lungo: a settembre del 2018 dovrà trasferirsi a Borgo San Lorenzo per frequentare il liceo. La storia comincia dodici mesi prima per seguire il trascorrere di un anno vita di Gregoria in questa remota parte dell'Appennino Tosco-Emiliano, con i suoi riti naturali, le sue pratiche ancestrali, la raccolta delle castagne, la caccia al cinghiale e la neve d'inverno.
Un film-documentario semplice e poetico, che emoziona e rende bene l'idea di quali siano i sacrifici richiesti a chi vorrebbe rimanere a vivere in mezzo alla natura, in piccole località dove però i servizi mancano e sono difficili da raggiungere. Un film che consiglio davvero: https://www.raiplay.it/programmi/lareginadicasetta
La Multi in prestito ;-)
E noi non potevamo non andare a vedere Casetta di Tiara. Lo abbiamo fatto sabato 20 giugno con la Multistrada 950s avuta in prova per l'occasione dagli amici di Moto Europa...
La strada che parte dalla 'Montanara'
I sei chilometri stretti e 'tornantosi' (con molti tornanti, in italiano non motociclistico) che si arrampicano a Casetta partono dalla Strada Statale Montanara Imolese. Dopo aver passato Castel Del Rio raggiungiamo e superiamo il tornante di San Pellegrino e, poco dopo (quindi prima di arrivare a Firenzuola) troviamo l'indicazione sulla sinistra.

Dicevo sei chilometri di strada stretta, prima in mezzo al bosco e seguendo il corso di un bel torrente, poi cominciando a salire in quota con anche delle gran belle viste sui monti circostanti. In alcuni tratti assomiglia al Gavia, perchè quando incroci un'auto, non è che rimanga molto altro spazio ;-)
Il torrente che segue la prima parte della strada
Facciamo quattro passi per Casetta e ci godiamo la splendida posizione di questo piccolo nucleo di case a 700 metri di quota. Molte abitazioni oggi sono solo 'seconde case' di vacanza, ma è tutto tenuto molto bene. Il Ristorante 'da Sonia', ovvero quello dei genitori di Gregoria, è l'unica attività economica di Casetta, ma evidentemente il rapporto qualità/prezzo è molto buono, se ci sono sufficienti clienti che continuano ad aver voglia di arrampicarsi fin qua.
Da Casetta i panorami sono davvero interessanti
Scherzi a parte, notiamo anche molti sentieri segnati dal CAI... il Passo della Sambuca è a sole tre ore di cammino... potrebbe essere una buona idea per una prossima giornata dedicata allo scarpinare.
Casetta di Tiara
Noi riprendiamo la moto: abbiamo la Multistrada950s da provare per bene... a Firenzuola svoltiamo per il Passo del Giogo, dove ci fermiamo a mangiare un ottimo panino prosciutto&formaggio annaffiato da un buon Chianti e godendoci il panorama davvero 'alpino'.
Passo del Giogo
Siamo in Toscana per la prima volta dopo il lockdown e ne approfittiamo: scendiamo fino a Scarperia, poi risaliamo da Luco del Mugello a Ronta e su al Passo della Colla, Prato all'Albero, Passo della Sambuca...
I panorami offerti dal Passo della Sambuca
...non paghi proviamo le qualità della Multi950 provando a raggiungere Lozzole, ma la strada, che all'inizio è asfaltata, non diventa solo sterrata, ma un vero e proprio sentiero dove incontriamo solo un paio di 4x4.
La strada per Lozzole
Per rispetto al motore, alla frizione e alle sospensioni della Multi (tra l'altro in prestito) facciamo dietro-front...
Dietro-front
...e, dopo essere rientrati in Emilia Romagna (WOW... dopo quattro mesi di divieto di espatrio, abbiamo ritrovato il brivido di essere andati all'estero :-D ) torniamo a goderci l'asfalto, con gli splendidi panorami offerti dal Valico di Zattaglia.
Il confine tra Toscana ed Emilia Romana ;-) 
La strada del Valico di Zattaglia



La strada di Zattaglia
Scendiamo in pianura e promuoviamo a pieni voti la sorellina 'piccola' della gamma Multistrada, perchè in questi 270 chilometri di un sabato di quasi estate l'abbiamo provata davvero ;-)
L'itinerario



venerdì 19 giugno 2020

Arezzo: Pubblici Amministratori che andrebbero cacciati per manifesta incapacità

QUI l'articolo del Corriere di Arezzo
La Provincia di Arezzo, che è la stessa delle assurde prescrizioni tra Stia e il passo della Calla, ovvero 17 km con limite di velocità variabile tra i 40 e i 60 all'ora e naturalmente sempre divieto di sorpasso, ne ha inventata un'altra. Siccome non ci sono soldi per le manutenzioni di alcune strade, ecco i nuovi limiti: 5 o 10 all'ora per bici e moto (sempre che si riesca a stare in piedi, a queste andature).
Ora, con questi cartelli con limite 5 e 10, credo che sia giunto il momento che qualcuno intervenga, perché da quelle parti c'è evidentemente un problema di manifesta incapacità di governare il territorio con un minimo di buonsenso... 
Se una 'roba' del genere capitasse a Ravenna, andrei io stesso a prendere il presidente della Provincia e lo accompagnerei su quelle strade ai 10 all'ora (o ai 5 in bici 🙄) per fargli capire la stupidità dimostrata di fronte ai cittadini 😡
Istituzioni che prendono decisioni così lontane dal buon senso e dalla vita reale dei propri cittadini, fanno solo del male al già ridotto senso dello Stato e allontanano ancor di più gli italiani al rispetto delle regole.
In ogni caso, gli elettori aretini dovrebbero cacciare questi pubblici amministratori con il voto, per manifesta incapacità.

mercoledì 3 giugno 2020

1-2 giugno 2020: ancora dentro i confini dell'Emilia Romagna

Lunedì 1 giugno, c'è ancora la limitazione di non poter uscire dai confini della propria Regione, ma un giro ci sta... partiamo da casa con la cifra tonda di 25.000 chilometri esatti sul contachilometri. Buon auspicio ;-)
Passiamo da Imola costeggiando l'autodromo... le vie sono intitolate a Tazio Nuvolari e Omobono Tenni. Le colline arrivano in un attimo.
Le provinciali che passano da Fontanelice a Sassoleone, e poi a Villa di Sassonero sono poco trafficate e rilassanti. Anche i panorami iniziano ad essere molto gradevoli, e presto il Cimone comincia ad essere in vista.
Passiamo il Passo Sella della Croce e poi il Passo Brasa. A Gaggio Montano ci fermiamo in un bar-alimentari (così dice l'insegna) per comprare un paio di panini da mangiare poi a pranzo... e scopriamo che tra i monti è possibile trovare un bar/alimentari che NON ha pane montanaro ma solo confezionato... Sgrunt. L'appennino tosco-romagnolo è differente :-D
Dopo la bella provinciale che passa da Rocca Corneta, raggiungiamo Fanano e ci dirigiamo per il Passo di Croce Arcana.
Raggiungiamo il Capanno Tassoni, dove finisce la strada asfaltata. Vorremmo arrivare al Passo di Croce Arcana... di solito gli sterrati non mettono in difficoltà la Multistrada, però qui le rcenti piogge hanno slavato parecchio la carreggiata, e spuntano grosse pietre... se fossi da solo, o se almeno non avessi montato le valige... ma così carica, mi sento responsabile e non voglio rovinare la moto o spaccare un gancio di una borsa... lasciamo perdere il Passo di Croce Arcana... la prossima volta torno almeno senza bagagli...
Torniamo indietro fino a Fanano e da qui riprendiamo verso ovest in direzione del lago della Ninfa... sono strade secondarie, spesso in crinale. Il traffico è nullo. Difficile correre, certo, ma ci si perde a guardare i panorami. Non ci sono le guglie delle Dolomiti, ma il verde è ovunque... rilassante, dopo questi brutti mesi.
Raggiungiamo il Lago della Ninfa, che sarebbe anche molto carino, ma dalla marea di tavoli e dalla dimensione dei parcheggi, immaginiamo che a fine lockdown, qui ci sarà un bel po' di affollamento. Troppo, e non certo per il coronavirus... e poi chi ha messo tutte quelle bandelle bianche e rosse? Mah.
Raggiungiamo il Passo Serre (o almeno al posizione è quella, ma di cartello manco l'ombra): uno splendido terrazzo di crinale con vista... ovunque ;-)
Dopo Piandelfalco è la volta di Sestola, un po' tristerella con ancora quasi tutti gli alberghi ed i negozi chiusi.
Noi continuiamo per Montecreto, Riolunato (dove notiamo sulla strada l'Hotel Cimone aperto) e ci dirigiamo al Passo delle Radici per stradine secondarie, passando da Roccapelago.
Al Passo delle Radici notiamo che il bar/rifugio chiuso... e in ogni caso sarebbe stato per noi irraggiungibile, visto che si trova in Toscana per un centinaio di metri. In questi giorni, farsi trovare dalle Forze dell'Ordine 'da quella parte', significherebbe un verbale da 500 euro :-(
Foto al dietro-front 'causa DPCM anti-pandemia' e riprendiamo la strada del ritorno, Questa volta sulla 'strada buona', passando quindi per Sant'Anna Pelago. Raggiungiamo il caratteristico paese di Fiumalbo, dove facciamo due passi e compriamo un po' di marmellata e succhi di frutta di mirtillo. A Fiumalbo notiamo ancora tutti gli alberghi chiusi, quindi cerchiamo su internet il 'Cimone' di Riolunato, prenotiamo una stanza e torniamo sui nostri passi...
L'Hotel Cimone è una struttura che dimostra di avere qualche anno, ma l'accoglienza è davvero ottima, il prezzo molto più che onesto, e ci consigliano per cena l'osteria del Trebbo nella piccola e caratteristica piazzetta pedonale del centro storico.
La serata sarà davvero ottima: cenare all'aperto, gustare una splendida tagliata (davvero splendida) annaffiata da una bottiglia di Lambusco di Sorbara (lo so che il Sangiovese gli è superiore, ma una volta che siamo qua...), un grappino e... a nanna... le curve sono state tante, e così anche i dossi e gli avvallamenti. Era ora. Ne avevo una voglia immensa. Mi sento di nuovo libero e vivo, nonostante la limitazione territoriale che ci confina in Regione.

Martedì 2 giugno. Il fatto che siamo gli unici due clienti dell'Hotel non gli impedisce di essere gentili, premurosi e di presentarci un'ottima e varia colazione. C'è ancora tanta paura, in giro, ma con un po' di attenzione credo che ci si possa muovere con una certa tranquillità. E anche solo due giorni di relax, fanno davvero bene.
Ho tracciato un itinerario che passa per il Passo Cento Croci e poi per la strada panoramica Pievepelago - Lama Mocogno... dopo una prima fermata ad ammirare il Ponte della Fola, ci dirigiamo a Sant'Andrea Pelago e a Case Guerri, dove diventa sterrato fino al Passo Cento Croci. Una strada bianca che si può fare con tutte le moto... occorre solo prestare un po' di attenzione, se a pieno carico come noi, ai fossettini che tagliano il tracciato per far correre l'acqua, che sono spesso con le sponde rialzate e sui quali è facile toccare...
Però merita... natura selvaggia a perdita d'occhio: è la 'Via Vandelli'. Giunti al Passo Cento Croci voltiamo a destra per Barigazzo.
Il percorso è davvero molto bello, spesso in cresta, e finalmente l'asfalto non è male. Prendiamo un caffè nel piccolo paese di La Santona (ancora ad una quota di oltre 1.000 metri) e poi ci fermiamo a comprare formaggio e grana allo spaccio del Caseificio Rio San Michele.
Querciagrossa, Villa Bibona... la strada di Ponte Samone è davvero bella. Facciamo due passi per il piccolo ed arroccato borghetto di Montalbano e poi, prima di raggiungere Dozza, facciamo una deviazione per vedere da vicino i caratteristi Sassi di Roccamalatina. Zocca, Tolè, Vedegheto... poi siamo nel Parco di Monte Sole, nei pressi di Marzabotto. Il parco è molto bello, ben tenuto, verde... ed è difficile NON pensare ai crimini di cui si macchiarono i nazifascisti tra queste montagne ed in questi paesi... ma oggi è la Festa della Repubblica, c'è un po' troppa folla per i nostri gusti... ripartiamo presto. A Quercia passiamo sotto all'Autostrada A1 e la strada risale velocemente per San Nicolò verso Monzuno, e poi di nuovo per tornanti verso Bibulano e Loiano. Passiamo Quinzano e San Benedetto di Querceto, e a Bisano svoltiamo per Villa di Sassonero e Sassoleone.
Qui prima ci dirigiamo verso Gesso, poi imbocchiamo una provinciale che non abbiamo mai percorso, la Valsellustra... un nastro d'asfalto incastonato tra caratteristici calanchi. Davvero bella e selvaggia, per essere a pochi chilometri dalla pianura e da Dozza. E infatti, per evitare di scendere verso Dozza, svoltiamo a destra per Croara e Casalfiumanese. Per evitare il traffico della Montanara, appena possiamo seguiamo per Codrignano e poi siamo di nuovo a fianco dell'autodromo di Imola... Via Omobono Tenni e Via Tazio Nuvolari... dopo di che è solo pianura in direzione Ravenna...
Due giorni. Meno di 600 chilometri, ma infinite curve, molti dossi, anche un po' di polvere sulle strade bianche, ma finalmente il sapore della vita normale che riprende, e poter alternare al lavoro il gusto di tornare alle proprie passioni e a godere del proprio tempo libero.
L'album con le foto e le mappe dei percorsi è disponibile su Google Foto: QUI