giovedì 13 novembre 2014

Arrendersi all'ignavia dei motociclanti italiani

Il Coordinamento Italiano Motociclisti è sorto due anni fa dalle 'ceneri' del vecchio CM, che per vent'anni aveva provato a portare avanti la rappresentanza e la tutela dei diritti degli utenti delle due ruote a motore.
In quei vent'anni, il CM non era mai riuscito a strutturarsi davvero. Troppo pochi gli iscritti (e quindi le risorse), troppo pochi gi attivisti (e quindi scarsa la capacità di incidere sulle scelte di chi scrive le leggi, emana le ordinanze, decide limiti, divieti, tariffe, etc.).

In più d'uno, tra coloro che in qualche modo si sono avvicinati al CM, abbiamo sempre messo il dito su alcune debolezze della struttura di vertice, che poi sembravano diventare esse stesse causa della scarsezza dei risultati: una certa disorganizzazione, funzionamento dell'Associazione lasciato più alla volontà ed alla fantasia dei singoli che non a norme e meccanismi certi, il non puntare decisamente su una diffusione territoriale sull'esempio francese, un uso del web non all'altezza dei tempi.


Oltre due anni fa decidemmo di rifondare tutto: un'Associazione nuova, con uno Statuto e delle regole certe, un nuovo sito internet, una piattaforma (forum interno) in grado di far lavorare 'in gruppo' i volontari anche a distanza, condividendo le proprie esperienze e professionalità e... tanta voglia di rinnovarci davvero.


Sulla base di queste novità e di una chiarezza a prova di dubbi, siamo partiti con una campagna incentrata sul "VOGLIAMO TE", con la quale abbiamo lanciato l'appello ad avvocati, pubblici amministratori, assicuratori, giornalisti e addetti agli uffici stampa, esperti informatici e web, affinchè si unissero al CIM, offrendo la possibilità di contribuire all'attività di tutela e rappresentanza degli utenti delle due ruote lavorando insieme, tramite la rete, nel tempo libero che ognuno di noi ha, e mettendo a disposizione del Coordinamento le proprie capacità e professionalità.

Abbiamo lanciato questa campagna sui forum di motociclisti, nei gruppi di Facebook, sulle riviste di settore, con volantini distribuiti in qualche Salone, Raduno o affissi in più di un Passo appenninico....
Chi dice di non averla vista, portata avanti per ben più di qualche mese, o è molto disattento a tutto ciò che non è il solito tette-sgommate-birra&salsiccia, oppure non legge e non si informa...

Beh: i risultati di questa campagna che puntava ad avere un CIM in grado di realizzare proposte di legge, di interagire con il Parlamento e con Enti ed Istituzioni, di fare consulenza e lobby in tema di assicurazioni, pedaggi, limiti e divieti, sono stati pressochè nulli.

Evidentemente gli utenti delle due ruote che nella vita sono avvocati, pubblici amministratori, giornalisti & c., di offrire qualche ora mensile delle proprie capacità e conoscenze a favore di tutti i motociclisti, di voglia proprio non ne hanno avuta.

Eppure abbiamo dimostrato che, con un po' di buona volontà, è possibile farsi sentire.

I 'quattro gatti' del CIM si sono visti sui principali organi di stampa (e non solo di settore) sui ventilati pedaggi sui passi alpini e sullo Stelvio, sui pedaggi autostradali, sulle campagne di caccia al motociclista e sui limiti assurdi sui passi appenninici, sui divieti a Roma, sui parcheggi a Ravenna (dove abbiamo ottenuto risultati tangibili).
Tutto questo, però, lo abbiamo fatto contando in tutto su poche centinaia di sostenitori a livello nazionale, e poche decine di soci 'attivi', impegnati cioè a scrivere, organizzare, distribuire il materiale, partecipare ai saloni ed ai momenti di rappresentanza.
E questo, ovviamente ha avuto ripercussioni anche rispetto a quello che già si era messo in cantiere: come la stampa e la distribuzione delle tessere, dei materiali, dei gadget... che alla fine è pesata esclusivamente sulle spalle di pochi appassionati, alcuni dei quali giustamente 'scoppiati'.

In sintesi, il mio giudizio sul risultato di questi due anni del CIM:

- troppo pochi, Soci, Sostenitori, diffusione sul territorio, per contare davvero;
- troppo poco, per continuare così;
- troppo disarmante, per chi ha impiegato tempo e denaro a favore della 'categoria';
- troppo triste, quando si confronta la voglia di darsi da fare italiana, con l'esempio delle Associazioni di rappresentanza come quella francese...

Personalmente, come responsabile del Gruppo d'Intervento Locale di Ravenna e come collaboratore dell'Ufficio Comunicazione nazionale del CIM, io getto la spugna.


Se qualcun altro vuole portare avanti il Coordinamento a Ravenna, o si decide a dare una mano al Coordinamento, contatti pure la presidenza nazionale. Il CIM sta cercando ancora di andare avanti, con questa operazione di CROWDFUNDINGhttp://www.derev.com/supportacim

...io credo che non ce la faranno, ma ovviamente spero di sbagliare...

Io credo che non ce la faranno perchè gli italiani, purtroppo, sono così: 'Franza o Spagna, purchè se magna', 'A dà passà a nuttata...', se questi sono modi di dire conosciuti e diffusi, purtroppo, un motivo c'è.
In altri popoli c'è un rapporto diverso con le Istituzioni e le regole: se le regole non piacciono, ci si dà da fare, organizzandosi, per cambiarle.
In Italia va molto più di moda lamentarsi, chiedere che qualcun altro faccia qualcosa, e poi cercare, contando sulla propria 'furbizia', di infischiarsene.
Bene: a me questo modo di essere italioti non piace, ma contro i mulini a vento, neppure Don Chisciotte ha potuto più di tanto.
Quindi mi inchino all'italiotismo, che continua a dar quattrini alla FMI di quel Sesti per cui è impossibile scrivere una norma per permettere alle due ruote di 'rimontare le file', a quel Sesti che fa accordi con la Forestale di Arezzo e regala pure a quel Comando delle moto pagate con le tessere degli iscritti alla Federazione. Bravi: tenetevelo stretto, lui sì che rappresenta gli utenti delle due ruote :-(
E, mi raccomando, continuate pure a spendere i vostri soldi nei raduni birre-tette&salsicce, così facendo crescerà un sacco la vostra cultura e otterrete grandissimi risultati in tema di pedaggi autostradali, limiti di velocità, sicurezza dei guard rail, divieti di circolazione.

Un lampeggio, l'ultimo, per quanto mi riguarda. come Gruppo d'Impegno Locale del Coordinamento Italiano Motociclisti di Ravenna.

Giancarlo Gattelli (gattostanco)

martedì 4 novembre 2014

MTB 7: lo splendido percorso di Cancellino

Per chi non abita troppo distante dal Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, presento qui sul blog un bellissimo itinerario su una pista forestale di 20 km (da ripercorrere al ritorno) con circa 5/600 metri di dislivello.
20 chilometri (+ 20 per il ritorno) davvero belli. Percorso facile (anche con un po' di fango) con 5/600 metri di dislivello
Erano 15 anni che Claudia ed io non andavamo in mtb in collina (abbiamo ripreso a pedalare quest'estate, ma fin'ora solo pianura) e il Percorso di Cancellino è davvero adatto a riprendere confidenza: il tracciato è ottimo, ed anche un po' di fango non mette in apprensione, ma rende più avventurosa la giornata (e poi, su questa pista forestale, le moto NON possono circolare, quindi...):
Un po' di fango sulla bici nuova di Claudia :-)

Nei pressi del Passo dei Lupatti

Animali pericolosi sono possibili a Pian della Saporita :-)
A parte un breve tratto iniziale, tutta l'andata, fino alla Foresta della Lama, è in discesa. Ma poi, ovviamente, bisogna considerare che bisogna risalire. Niente di difficile, ovviamente, ma per noi biciclanti di pianura, bisogna prendere confidenza con la salita costante... e allora, prima di cominciare il tragitto di ritorno, meglio rifocillarsi :-)
Sosta-pranzo nei pressi della sorgente solforosa (l'acqua termale farà anche bene, ma preferiamo pasteggiare con quella delle nostre borracce) 

Dopo essersi rifocillati, la salita è un po' meno dura :-)

L'autunno nel Parco delle Foreste Casentinesi

Faggio della Fonte

Fonte delle Cavalle

I colori dell'autunno
Qualche altra foto del giro sul relativo album su Google Foto.
Informazioni ed il file GPX relativo a questo itinerario sono disponibili sul mtb-forum
che pubblica dati e descrizioni di migliaia di altri percorsi. Consigliato :-)

La guida ai sentieri in MTB nel Parco delle Foreste Casentinesi:


lunedì 3 novembre 2014

Un altro modo di andare su due ruote: la mountain bike

Complice la voglia di smaltire qualche chilo e di rimanere un po' più in forma, da qualche mese Claudia ed io abbiamo ripreso a pedalare, dopo almeno tre lustri che hanno visto le nostre vecchie mtb appese al muro a prendere polvere.
Con calma, senza alcuna velleità agonistica (vista l'età e le scarse attitudini sportive), la mountain bike ha il vantaggio di poter arrivare dove la moto è vietata, e dove le camminate sarebbero fin troppo lunghe o impegnative. E, per di più, pedalando lontano da traffico e dai pericoli dovuti alla convivenza con gli autoveicoli.
Da Ravenna, tra l'altro, si dipanano percorsi ciclabili molto belli. Uno di questi porta a Milano Marittima - Cervia.
Circa 60 chilometri tra andata e ritorno
Consiglio di partire da Chiusa San Marco, salendo sull'Argine Sinistro del fiume Montone (ghiaiata molto ben tenuta). Si prosegue sull'argine (quando ci si trova in presenza di ponti, ci sono divertenti discese e risalite che passano sotto) fino a Ponte Nuovo.
Da Ponte Nuovo una ciclabile porta fino alla Basilica di S. Apollinare in Classe. Ma nei pressi della basilica si trovano già le indicazioni per la pista ciclopedonale che porta fino a Cervia.
Prima in mezzo alla campagna, poi in pineta, attraversando il Bevano ed il Fosso Ghiaia su ponti in legno, si giunge alla torre di avvistamento nei pressi dell'Oasi dell'Ortazzo e dell'Ortazzino (l'altro ieri erano presenti numerosi fenicotteri): una sosta è d'obbligo, meglio se dotati di un binocolo o di una buona macchina fotografica.
Poi ancora una bella pedalata in mezzo alla campagna, lungo i capanni da pesca sulle rive del Savio, e poi di nuovo in pineta per raggiungere direttamente il centro di Milano Marittima!
Dopo l'argine sinistro del fiume Montone (imboccato a Chiusa San Marco), poi la ciclabile Ravenna-Classe, eccoci finalmente in pineta.
Ortazzo - Ortazzino
La torretta di avvistamento su Ortazzo e Ortazzino: una sosta è d'obbligo!
Ortazzo
...e dopo trenta chilometri, si sbuca in centro a Milano Marittima!
Qualche foto in più è pubblicata sull'Album di Flickrhttps://www.flickr.com/photos/111231695@N04/sets/72157649077950475/

lunedì 20 ottobre 2014

Il trasporto-bici senza portabici... funziona :-)

Il vantaggio della C-Max è che i tre sedili posteriori sono removibili (anche se, essendo la versione Gpl, il pavimento del bagagliaio è rialzato di sette/otto centimetri rispetto alle versioni diesel/benzina).
Pensa-e-ripensa (barre sul tetto... ma poi ci vuole lo scaletto per arrivarci, portabici posteriore... ma poi i sensori di parcheggio?, portabici interno... ma poi lo scalino del bagagliaio???), alla fine ho trovato una soluzione artigianale e a costo "quasi zero". Ecco qua:


Smontate (ovviamente) le due ruote davanti, le due bici le ho praticamente appoggiate ai sedili anteriori (protetti con un telo dall'eventuale sporco e/o sfregamenti), e le ho fissate con due elastici con ganci ai poggiatesta anteriori legandole in zona cannotto/attacco manubrio.

Le estremità interne dei due manubri, poi, li ho unite con un 'tubo' di cartone (irrigidito con del nastro americano), affinchè non si muovessero proprio per niente.

Dietro, le due ruote posteriori le ho unite, con due nastrini di stoffa, alle due ruote anteriori che, smontate, fungevano da una sorta di 'ponte' posteriore, che irrigidiva tutto.
Ai lati, tra i fianchetti e le ruote posteriori, gli zaini o un vecchio cuscino, in modo che le ruote non potessero appoggiarsi alla tappezzeria o alle plastiche delle fiancate  

Sotto, per evitare di sporcare la tappezzeria con l'olio della catena o con il fango, un telo realizzato con due sacchi del rusco :happy: 

La bici di Claudia (26 di telaio piccolino) ci sta anche senza rimuovere la sella, nella mia, ovviamente, la sella va tolta (ed ho segnato l'altezza sul tubo).

Spesa totale: circa 5 euro (nei due elastici lunghi un metro con ganci (comprati a Decathlon), e qualche decimetro di nastro americano per irrigidire il 'tubo' per le estremità dei manubri.

L'accrocchio è stato poi testato sia sulle temibili buche della E-45, sia sui tornanti del Passo dei Mandrioli: qui

giovedì 9 ottobre 2014

Dall'Oregon, un esempio di civiltà

Mi ha colpito molto questo bellissimo articolo pubblicato su La Stampa del 9 ottobre, che dovrebbe far riflettere sull'importanza della libera scelta per quanto attiene la nostra vita.
E dovrebbe far riflettere (ed anche incazzare) sul fatto che in Italia (come in molti altri Stati) esistono invece leggi liberticide che impediscono all'individuo di scegliere.
Ma se per i clericali la vita è di un dio e la sofferenza è un privilegio che porta in paradiso, e a nessun ateo verrebbe l'idea di imporre un'eutanasia, la potenza dei bigotti invece continua ad imporre le loro regole anche a chi non crede, e vuole essere libero di decidere sulla propria vita.
Credo che sarebbe davvero ora di cominciare a dare battaglia su questi temi. 
Perchè di questo bigottismo antidemocratico non se ne può più.

La scelta di Brittany “Morirò il 1°novembre”

La 29enne malata di cancro ha deciso per il suicidio assistito in Oregon

Brittany morirà il primo novembre, come ha deciso dopo aver saputo che un tumore al cervello l’avrebbe uccisa nel giro di pochi mesi tra dolori atroci. «Non c’è una sola cellula del mio corpo - dice lei - che vuole morire.Voglio vivere.
Proprio per questo però, dovendo morire, ho scelto di farlo alle mie condizioni. Godrò a pieno ogni istante della mia esistenza, finché potrò.
Poi morirò. È una scelta etica, perché è la mia scelta».
Questa terribile storia, che sta riaprendo il dibattito sull’eutanasia negli StatiUniti, era cominciata all’inizio di gennaio, quando Brittany Maynard aveva cominciato ad avvertire forti mal di testa molto debilitanti. Aveva 29 anni, si era appena sposata con Dan Diaz, e viveva a San Francisco un’esistenza piena di promesse. La diagnosi dei medici l’aveva lasciata in stato di choc: tumore al cervello.
I dottori però le avevano dato qualche speranza: curare il cancro in maniera definitiva non era possibile, ma un intervento chirurgico avrebbe potuto ridurlo, dandole forse altri dieci anni di vita.
Poco dopo Capodanno Brittany si era fatta operare, sperando di tornare a una esistenza il più normale possibile.
Ad aprile, però, i dolori erano tornati. Il tumore non era stato fermato, ed era diventato un glioblastoma di quarto grado, cioè un cancro maligno che non lasciava più alcuna opzione per curarlo.
Secondo i medici, aveva poco più di sei mesi di vita.
Ricevuta questa terribile notizia, Brittany aveva valutato tutte le ipotesi di terapie praticabili, e si era convinta che nessuna l’avrebbe davvero aiutata. Le radiazioni totali del cervello e le altre opzioni disponibili avrebbero rovinato i suoi ultimi mesi di vita, senza darle una realistica possibilità di allungarla. Quindi aveva deciso di trasferirsi in Oregon, per approfittare della legge che in questo stato consente ai pazienti terminali di suicidarsi con l’aiuto di un medico. La famiglia aveva accettato la sua decisione e l’aveva seguita.
Brittany ha vissuto con intensità questi ultimi mesi, godendo soprattutto della natura insieme al padre, la madre, il marito, e il suo miglior amico, che è un medico. Ora però i sintomi stanno aumentando e annunciano che la fine è nente, quindi lei sta pianificando il suo suicidio assistito.
Il medico che l’ha visitata le ha già dato la ricetta per acquistare i farmaci letali e lei la porta sempre con sé. Nel frattempo, però, ha alcune cose da completare. Sta conducendo una campagna per favorire l’eutanasia, che al momento negli Usa è legale solo in cinque stati, e ha creato una fondazione per raccogliere fondi a questo scopo. Quindi sta registrando video per far conoscere la sua storia e la sua posizione, e appelli ai parlamentari della California affinché adeguino le leggi dello stato per consentire a tutti la «morte con dignità». Il 30 ottobre, poi, festeggerà per l’ultima volta il compleanno del marito. Due giorni dopo si stenderà sul letto, con lui, i genitori e il suo migliore amico al fianco, e prenderà le medicine della ricetta che ha in tasca.
PAOLO MASTROLILLI

lunedì 29 settembre 2014

Uno splendido week end di fine settembre

Ultimo w-e di settembre e meteo buono (quest'anno ne abbiamo avuti pochi a disposizione).
Partenza da Ravenna, quindi, e dopo esserci 'digerita' la Romea, la Tangenziale di Mestre ed un po' di autostrada, andiamo a zig-zagare per i meravigliosi boschi del Cansiglio (e poi a cercare l'albero della bicicletta, nei pressi di Sitran).
Pian Cansiglio

Sitran, l'albero della bicicletta
“Narra la storia che a Sitran vi fosse un contadino che nella prima metà del ‘900 riuscì ad acquistare una bicicletta, suo vanto e ricchezza. Quando andava nei campi a tagliare l’erba, la portava sempre con sé e la appoggiava sul castagno vicino. Passarono gli anni e la bicicletta divenne vecchia e malandata. Il contadino, non avendo cuore di gettarla via, in un giorno del 1952, decise di appenderla a un ramo secco del castagno, senza neppure immaginare che, col tempo, albero e bicicletta sarebbero diventati un corpo solo e un’anima sola. Per sempre” – da Il Quaderno degli Alberi antichi e leggendari di Paola Fantin (Kellermann Editore). 

Dopo un panino, scendiamo dall'Alpago, Percorriamo parte della Val Zoldana, il Passo Cibiana, il Falzarego ed arriviamo in cima ad uno dei nostri Passi preferiti, il Giau.
Passo Giau
Siccome non ci abbiamo mai dormito, quando vediamo che hanno una stanza libera la fermiamo... poi ci regaliamo il gusto di scendere l'altro versante fin quasi a Cortina e tornare su :-)
Dopo una doccia, invece, messe un paio di scarpe comode, saliamo verso il Nuvolau per fotografare il Passo dall'alto ed attendere un tramonto infuocato sulla Marmolada.
Il tramonto sulle Dolomiti
Scopriamo che l'Hotel Rifugio del Passo Giau ha anche un'ottima cucina (non dimenticherò molto presto quelle costolette di maiale con il miele ed il ginepro... era un piatto del giorno fuori-menù, siamo stati davvero fortunati!).

Al di là della cucina, fermarsi per una notte in cima al Passo Giau è davvero meraviglioso... il Silenzio, il buio di una notte senza Luna che ci mostra un cielo stellato come non ricordavamo da anni. Sopra di noi incombe l'ombra scura del Nuvolau, che riconosciamo solo per essere una piramide nera senza le stelle... wow!
All'Hotel Passo Giau
Una sosta consigliata, quindi, anche per la cordialità dei gestori del Rifugio, appassionati e collezionisti di moto.

Dopo una dormita davvero rigenerante, ed una colazione pantagruelica, siamo pronti ad affrontare un'altra splendida giornata di sole e di curve, per nulla intimoriti da una temperatura che, sui passi o all'ombra, è sui 6 gradi.

In rapida successione ci godiamo i passi Staulanza, Duran, Forcelle Aurine e Cereda.
Passo Duran
L'idea era quella di affrontare anche Gobbera e Brocon, per poi salire sull'Altipiano dalla strada del Menador.
Purtroppo prima di Fiera di Primiero troviamo la strada chiusa per una manifestazione... decidiamo quindi di tornare indietro fino alla Forcella Franche per infilare la bellissima Valle del Mis.
Valle del Mis
La statale del Rolle e del Grappa ci porta a salire sull'Altipiano dei Sette Comuni da Enego, e dopo un panino a Foza, ci gustiamo la sempre bella statale della Val D'Assa fino a Vezzena dove, a Malga Fratte, riempiamo all'inverosimile la nostra borsa termica con burro, formaggio e ricottine affumicate.
Malga Fratte
Scendiamo da Rotzo e Pedescala, per evitare il caos sul Costo.
Poi c'è la pianura, noiosa... arriviamo nei pressi di Ravenna giusto in tempo per fotografare il tramonto sulle valli... ieri lo avevamo fotografato sul Giau!
Il tramonto sulle valli di Ravenna
L'itinerario

L'album con 50 foto è su GoogleFoto: 27-28 settembre 2014

Gattostanco, 29 settembre 2014

martedì 19 agosto 2014

Tre giorni tra le montagne di Austria e Germania

Uno strano e freddo 'dopoferragosto' 2014... comunque, nonostante il freddo (e la pioggia a catinelle presa alla partenza, in autostrada...), Claudia ed io siamo riusciti a goderci qualche curva tra Austria, Germania ed il nostro Alto Adige.
Come sempre, su Flickr e Facebook ho pubblicato l'album con un po' di foto e le mappe dell'itinerario, sperando possano essere utili a qualche altro motociclante appassionato di curve & tornanti :-)

Le foto, con le descrizioni e le coordinate GPS, nonchè le mappe dell'itinerario, sono in questo album di Google Foto visibile a tutti...


...buon proseguimento di estate,
Gattostanco

lunedì 21 luglio 2014

Tra forti, trincee, pascoli, formaggi & tornanti ...

Un w-e dedicato alle strade che videro la difesa italiana bloccare l'avanzata austro-ungarica nella Prima Guerra Mondiale... e che strade :-)
Itinerario di andata: Montello, Monte Grappa, Strada Cadorna, Altipiano di Asiago, Statale della Val D'Assa, Passo di Vezzena.
Itinerario di rientro per Passo di Sommo, il Passo Coe e Forte Sommo Alto, l'Altopiano dei Fiorentini e Forte Cherle, per poi ripassare da Vezzena per comprare burro, formaggio e ricottine affumicate a Malga Fratte ;-)
Ho postato una trentina di foto, con le mappe dell'itinerario, su questo album di Google Foto

Il Sacrario del Montello
La provinciale di Monte Tomba. La pianura è sotto controllo... le trincee ed i posti di osservazione, ovunque
Verso Cima Grappa

L'Ossario Monumentale di Monte Grappa
La strada Cadorna
Passo di Vezzena, il Forte austroungarico di Busa Verle

Nei pressi del forte, nei pascoli, sono ancora evidenti le buche delle esplosioni... dopo quasi un secolo!

Cena & pernottamento all'Hotel Vezzena, ci siamo trovati bene ;-)
La mattina dopo ci siamo diretti verso il Passo di Sommo, poi in direzione Passo Coe. Lasciato il Crosstourer nei pressi di Passo Coe, in una mezz'oretta di camminata si raggiunge il Forte Austroungarico di Sommo Alto (visitabile anche all'interno)
Forte Sommo Alto

Forte Sommo Alto
...rischio pioggia, ma che panorama!
Malga Fratte: sosta per acquisto formaggio, burro, ricotta affumicata :-)

Le mappe del breve e facile itinerario:
Giorno 1
Giorno 2 e rientro in pianura
Ho postato una trentina di foto, con le mappe dell'itinerario, su questo album di Google Foto

venerdì 13 giugno 2014

Giù la maschera...


E così, Grillo e la Casaleggio & Associati hanno finalmente gettato la maschera. 

Il M5S deve andare all'estrema destra, con i neofascisti, i populisti pronti a distruggere l'Europa (poi li voglio vedere i piccoli staterelli ad affrontare un mercato globale dominato ormai da mercati, ed investimenti enormi: Cina, India, nuova Russia, USA etc.).
Ora i milioni di Cittadini italiani che erano stati ammaliati dalla facciata modernista (la rete, uno vale uno, siam tutti nuovi, giovani e belli e quindi onesti) credo debbano riflettere. Sono stati gabbati. Da un altro pifferaio magico, da un altro similBerlusconi, solo diverso nei metodi comunicativi.
La Politica, la rappresentanza, il bene dell'Italia, del nostro futuro, stanno da altre parti, non certamente con Grillo&Casaleggio, Le Pen, Farage, Forza Nuova, Alba Dorata.