martedì 29 settembre 2009

Un saluto alle Alpi - giorno 3


Martedì mattina. Anche per il rientro abbiamo scelto una strada che in parte non abbiamo mai percorso. Dopo la prima colazione salutiamo i gentilissimi gestori dell'albergo e ci scaldiamo con un paio di passi già percorsi arrivando qui domenica, la Forcella Aurine ed il Passo Cereda. La giornata è bellissima, ed è un vero peccato rientrare. Claudia ed io riusciremmo a stare a zonzo per queste montagne per tempo indefinito, ne sono convinto. Ma non si può...

Facciamo rotta nuovamente per l'Altipiano di Asiago. Questa volta però nulla di difficile: i tornanti che portano ad Enego sono guidabili e divertenti, ma prima di questa salita ci godiamo la strada fortificata che da Arsiè scende a Primolano, con le incredibili fortificazioni che fanno parte della Tagliata della Scala e Tagliata delle Fontanelle.




E allora ecco la bella salita ad Enego, poi la strada che taglia il verdissimo ed assolato Altipiano: Foza, Gallio, Asiago... e la splendida Statale della Val D'Assa che conduce verso gli altopiani trentini!
Sulla statale della Val D'Assa, prima del Passo di Vezzena, sosta a Malga Fratte: nella borsa c'è spazio per qualche chilo di formaggio e di burro... sono sapori veri, gustosi, che è impossibile ritrovare nei supermercati di città. Qui il fieno, l'erba, i fiori, la vita all'aria aperta delle mucche dona al latte ed ai formaggi, un profumo unico!




Proseguiamo per la Val D'Assa: i tornanti in discesa verso Lavarone sono splendidi. Poi ecco il Passo di Sommo, Folgaria e scendiamo fino a Calliano ammirando dall'alto le mura imponenti di Castel Beseno, per poi seguire le indicazioni per Rovereto ed Ala.
Scendiamo in direzione sud ben attenti a non perdere la salita per il Passo Fittanze della Sega: è a Sdruzzina, subito a sud di Ala.


Si entra così nel cuore dei Monti Lessini. La salita è meravigliosa, a livello della Grigno-Barricata!
Dalla roccia si passa all'ombra del bosco, per poi sbucare tra le cime a pascolo. Non ero mai stato quassù, ma poi ne ho letto in qualche forum mototuristico ed ho cercato di tracciare un percorso da Sdruzzina a Verona Nord... beh, francamente non credevo di vedere dei posti così belli!

Direzione per Erbazzo, poi per Fosse, Sant'Anna di Alfaedo, Fane, Nagrar, S. P. in Cariano e... ci troviamo praticamente a Verona, in mezzo al traffico dal quale ci eravamo disintossicati in questi tre giorni. In due ore la Multistrada ci accompagnerà a Ravenna. Anche quest'anno abbiamo salutato le Alpi, quelle Alpi con le quali avevamo iniziato la stagione motociclistica godendoci il disgelo in aprile. Tra un po' quassù sarà la stagione dei ghiacci e della neve, delle corte giornate vicino al camino. Ma torneranno anche la primavera e l'estate!
L'itinerario di oggi (prima di tornare in pianura):





NOTE: nelle due serate in zona siamo stati ospiti dell'Albergo Stella Alpina di Voltago Agordino, l'unica struttura ricettiva del piccolo paese stretto tra Agordo, la Forcella Aurine ed il Passo Duran. Si tratta di un albergo piccolino e a gestione assolutamente familiare. Se non cercate 'vita' e vetrine (a Voltago c'è solo un alimentari ed una macelleria, oltre al bar-edicola dell'albergo) è un paese che offre grande relax e tranquillità. L'albergo è pulitissimo ed ordinato, i servizi sono nuovi, le stanze risistemate anche se il mobilio è un po' datato. La cucina è casalinga: non offre molte scelte ma è gustosa, semplice e genuina. Per 41 euro a persona per la mezza pensione (garage compreso... ma in un paese così la moto può starsene tranquillamente sotto in strada) direi che il prezzo è giusto: www.hotelstellaalpina.org

lunedì 28 settembre 2009

Un saluto alle Alpi - giorno 2

Lunedì mattina. Ci alziamo come sempre abbastanza presto, e prima delle nove di mattina siamo in movimento... l'aria è frizzante e... il Passo Duran chiuso per lavori di asfaltatura fino alle sei di questa sera. Peccato... dovevamo passare di lì per poi scendere a Longarone... e invece ci tocca affrontare il traffico di Belluno e perdere più di mezz'ora. Sgrunt (sono le sfighe che capitano fuori stagione e tra settimana... ma almeno c'è poco traffico!).



Da Longarone saliamo (i primi tornanti sono spettacolari) verso la Valcellina seguendo il corso del torrente Vajont... e naturalmente la vista della frana che ha sepolto il lago e provocato la tragedia del 1963 è sempre scioccante.


Casso, Erto, il Passo di Sant'Osvaldo poi la Valcellina. Dimentichiamo la tragedia del Vajont e riprendiamo a guidare in scioltezza, assaporando quest'aria pulita di fine estate. Caffè sul Lago di Barcis, poi rotta verso la Carnia: passiamo da Andreis ed imbocchiamo la strada (molto bella, anche se altrettanto strettina) che sale alla Forcella di Pala Barzana e poi, dopo Frisanco ed aver tentato di perderci a Poffabro, ecco i chilometri di wilderness che ragala la Forcella di Monte Rest, l'anonima Forcella di Priuso vicino ad Ampezzo fino al passaggio sul Tagliamento.
Raggiungiamo Ovaro (per un panino) perchè l'obiettivo principale di oggi è un mito del ciclismo: la Sella di Monte Zoncolan. Bellissimo: 1000 metri di dislivello in dieci chilometri, carreggiata strettissima, tornanti secchi, duri, dei veri e propri scalini (uno tra gli ultimi richiede veramente attenzione), accompagnati dalle gigantografie dei grandi della bici.




La discesa è molto più facile e guidabile, ma meno romantica: troppe le stazioni sciistiche in questo versante, ma negli occhi abbiamo ancora il versante eroico dello Zoncolan!


Una volta a Sutrio, pensiamo sia più che giusto rientrare per la al Pesarina. Eccoci allora in direzione Ravascletto e Prato Carnico. Da qui al Cadore non ci sarà altro che natura; boschi, pascoli, alta montagna (se avete il serbatoio piccolo ricordate di non passare Comeglians con poca benzina..): è la Val Pesarina, con la Forcella Lavardet, la Sella Razzo e la Sella Ciampigotto

Poi si scende in Cadore, e a Pieve si va per il Passo Cibiana e per il Passo Duran, sì, perchè ormai le sei di sera sono scoccate, i lavori finiti e possiamo goderci i colori ed i profumi di questo passo senza traffico.



Rientriamo in albergo in tempo per una doccia prima di cena... e non mettiamo neppure in garage la Multi, tanto il paese è tranquillissimo!
L'itinerario di oggi:

domenica 27 settembre 2009

Un saluto alle Alpi - giorno 1

Un itinerario originale per salutare l'Estate 2009

Ultima domenica di settembre 2009. Le previsioni meteo sono da estate piena, abbiamo un paio di giorni di ferie da sfruttare e... partiamo. L'itinerario e gli appunti sono già pronti da tempo. Accendiamo il GPS e diamo un'occhiata agli appunti nella tasca trasparente della Bagster... e in due ore e mezzo di A22 siamo a Rovereto Sud.
Sono convinto di aver trovato una bel itinerario per l'Altipiano, stradine mai percorse, soprattutto.
Saliamo quindi verso Noriglio, inerpicandoci tra i campi coltivati per la statale del Pian delle Fugazze, passiamo il centro del paese e proseguiamo verso Serrada/Folgaria. Già c'è gusto a salire in alto e guardarsi da lassù la noiosa sardostrada appena abbandonata.
Da Serrada seguiamo già le indicazioni per il Passo Coe, che manca alla mia collezione
La strada è molto divertente, il paesaggio bello fino al passo (ma là in cima i troppi impianti di risalita rovinano parecchio l'ambiente), la temperatura è frizzante. Bella la discesa dal Coe verso Tonezza, che in realtà non è solo discesa, perchè si scavalca anche la bella Forcella Valbona (non c'è cartello stradale che la indica), in una zona selvaggia sotto al Forte Campomolon, tra rifugi animati solo da moltissimi amanti della Mountain Bike!

Ma i saliscendi non sono finiti, anzi: da Tonezza, dove fa fin troppo caldo, si sale a Rotzo per tornanti abbastanza stretti ed impegnativi.. ma d'altronde la Multistrada è stata progettata per questo, no?
Eccoci quindi sull'Altipiano dei Sette Comuni, la patria di quel Mario Rigoni Stern che con le sue splendide opere me lo ha fatto conoscere e amare.
Attraversiamo Asiago, fin troppo turistica ormai per un orso come me, raggiungiamo Gallio e da qui svoltiamo a sinistra per la Valle di Campomulo.
Tra pascoli, mandrie ben raccolte già pronte per scendere più in basso, boschi e... sterrata, ci fermiamo a mangiare un panino tra gli abeti, e ben presto siamo pronti per proseguire. La strada sterrata di Campomulo è ben battuta, ma anzichè proseguire verso l'Ortigara prendiamo una sterratina meno facile che, sulla destra, scende subito ripida e poi porta a Barricata, non prima di essersi ricongiunta con la strada asfaltata che proviene da Foza.

Sì perchè una delle poche (credo l'unica) strada di accesso all'Altipiano che io non ho mai percorso è quella che scende appunto da Barricata verso il paese di Grigno, in Valsugana. La strada è un vero gioiello. Ben asfaltata, strettissima, ripidissima, con una vista sulla sottostante Valsugana che è da pelle d'oca. Peccato che il transito sia 'consentito solo ai residenti del Comune di Grigno' e tutti gl altri abitanti del Pianeta Terra debbano chiedere il permesso agli uffici municipali... mah. Comunque merita veramente il viaggio!!!
Dalla Valsugana seguiamo poi le indicazioni per Fiera di Primiero, scavalchiamo il Passo Cereda e poi le Forcelle Aurine, in direzione Agordo.



Abbiamo infatti scelto, per pernottare due notti, Voltago Agordino, in modo da essere comodi per il giretto ad anello di domani... ma siccome è ancora presto per cena, andiamo a vedere la Valle di San Lucano, una valle secondaria vicina appunto a Voltago ma con una gran bella vista sui Monti Pallidi...
Cena in albergo con degli ottimi tortellini di carne in brodo bollente ed un lesso di manzo che ci ha riscaldati non poco, dopo tutti questi chilometri! Buonanotte ;)
L'itinerario di oggi:



domenica 20 settembre 2009

Muraglione, Pomino, Consuma, Spino, Tiberina abbandonata

Le previsioni non sono granchè, ma di rimanere in casa... no, grazie: senza un giro in moto ogni tanto ci si ammala!
A Ravenna c'è il sole, ma se i "Bernacca" prevedono pioggia in collina, stiviamo le antipioggia nelle borse e... via, in direzione Passo della Consuma, per una sana (ed unta) schiacciata con i funghi porcini.
Ravenna, Forlì, un caffè prima di Castrocaro... ecco le prime colline e le prime nuvole nere.
Passiamo il Muraglione senza neppure fermarci.
Scendiamo a Dicomano e, raggiunto il paesino di Scopeti, ritroviamo la "nostra" stradina tra i meravigliosi ulivi e viti di Pomino e di Rufina.
Sono venti/trenta minuti di relax: la strada è stretta ed anche mossa, ma il traffico è minimo. Sbuchiamo a Borselli, sulla strada che porta al Passo della Consuma dove... troviamo lo Chalet in cima al passo "chiuso per ferie" (fino a domani).
Sgrunt!
Proseguiamo allora fino a Scarpaccia, dove anneghiamo la delusione a suon di prosciutto e formaggio nel Bar Alimentari proprio all'incrocio per Stia... e anche con un goccio di ottimo Chianti, tra l'altro.
Le nuvole sembrano avanzare dalla Toscana e allora dopo Stia, Pratovecchio, Soci, saliamo verso Badia Prataglia.
Una piccola sosta per ammirare l'Arboreto Siemoni (dietro al Centro Visite del Parco) e poi le prime gocce di pioggia ci fanno ripartire, e siccome sui Mandrioli le nuvole sono molto minacciose, ci dirigiamo verso Chiusi La Verna. Sono chilometri di strade selvagge, che attraversano pochi e piccoli paesini. Bello!
Il Valico dello Spino è bello bagnato,oggi, quindi la velocità va ridotta nonostante le splendide ed ampie curve.
Eccoci a Pieve S. Stefano: qui ci passa la E-45 Ravenna-Roma, ma a noi piace di più la "vecchia" Tiberina, la consolare che per secoli, prima della costruzione della superstrada, ha collegato il Veneto e la Romagna alla capitale.
E' un po' la nostra "Route66": ogni tanto si incontrano i resti di un distributore abbandonato, di un ristorante chiuso da anni, di un piazzale di servizio ormai in disuso.
Quasi tutta la vecchia statale è comunque in uso. Certo, l'asfalto non sempre è perfetto,ma vuoi mettere le curve della Tiberina contro la noia della superstrada?
C'è poi un tratto, di questa statale, chè veramente abbandonato (e ufficialmente chiuso al traffico): va da Valsavignone (a nord di Pieve Santo Stefano) a Montecoronaro.
Occorre fare attenzione ai sassi, alle buche, ai restringimenti dove una parte di sede stradale è crollata o dove l'erba e la natura stanno riprendendosi il loro territorio.
Qui, per decenni, i vecchi Fiat, Bianchi, Lancia, OM hanno sbuffato in salita e sciolto i ferodi in discesa. Oggi il nulla. E a cento metri, tra gli alberi, si intravvedono i piloni ed i viadotti della E45.
Spioviggina, ma noi proseguiamo fino a casa su questo vechio tracciato. Le curve, le salite, le discese, i paesi sono il terreno ideale per i motociclisti e per moto come la Multistrada... perchè buttarsi su un nastro d'asfalto dritto che ti fa finire la giornata un'ora prima?
Note: la mappa del percorso (322 km a/r da Ravenna):
L'itinerario
Panorama sulla Toscana dalla strada della Consuma
Badia Prataglia
Badia Prataglia
La Tiberina abbandonata
La Tiberina abbandonata (sullo sfondo la E45)
La Tiberina abbandonata
La Tiberina abbandonata

lunedì 14 settembre 2009

Il Sommo Sovrano d'Italia e la Notizia Unica

Martedì prossimo la prima puntata di Ballarò non andrà in onda, perchè avrebbe potuto rubare la scena alla puntata speciale con cui Bruno Vespa dovrà magnificare il Sommo Sovrano d'Italia, che sarà impegnato a L'Aquila nella consegna di qualche casa a qualche terremotato commosso e gaudente (immagino per nulla preparata, la scenografia)...
Vedremo la parata dei buoni amministratori, delle polo blu della Protezione Civile, riavremo i racconti strappalacrime degli abruzzesi (ovviamente solo quelli scelti e riverenti).
Istituto Luce. Benito insegna come conquistare con la forza del Video Unico la mente degli italiani.
Altro che rischio di regime.
Questo è già un regime, dove il Sommo Sovrano decide cosa il popolino possa vedere e sapere.
Che democrazia reale c'è, se le fonti di informazione vengono prosciugate e gli italiani sono costretti e convinti ad assumere solo un'informazione faziosa, edulcorata, distorta?
Questa E' emergenza democratica.
Anzi: questo è attentare contro la democrazia e la Res Publica

domenica 6 settembre 2009

Anello appenninico

320 chilometri di puro piacere, toccando alcuni passi noti ed altri meno (molto meno) conosciuti
In questi anni sul mio siterello ho pubblicato molti itinerari dedicati alle Alpi, alle alpenstrasse austriache, ai viaggi realizzati nelle vacanze estive, ma...quasi mai ho dedicato un po' spazio all'Appennino tosco-romagnolo, che è il mio "territorio naturale" per rilassarmi in moto con un giretto giornaliero.
Credo sia giusto, un po' alla volta, farsi perdonare. E regalare qualche spunto o informazione a chi voglia scoprire le splendide strade storte che uniscono le regioni adriatiche con quelle tirreniche, perchè l'Appennino non ha i dislivelli ed i panorami d'alta quota delle Alpi, ma è comunque un gran bel luogo da "girare in moto" ;)
Ecco un percorso ad anello di circa 320 chilometri, percorribile in una giornata (5-6 ore più il trasferimento) con qualsiasi tipo di moto. Si può percorrere partendo da Castelbolognese o da Cesena (raggiungibili facilmente dall'autostrada A14 o dalla E45 Roma-Ravenna, oppure anche partendo da Stia o Pratovecchio, a pochi chilometri da Firenze.
Provenendo da Ravenna, naturalmente, io sono partito da Cesena. Seguendo la E45 in direzione Roma, cerchiamo il paesino di Borello.
Da Spinello al Passo del Carnaio...
In paese troviamo, sulla destra, l'indicazione Ranchio - Spinello.
E' una strada secondaria, poco trafficata, che già nei primi chilometri ti fa dimenticare traffico, turismo di massa, caos. In mezzo ai calanchi delle prime colline romagnole, planiamo sul vecchio Bar-Ristorante del Passo del Carnaio. Ci vuole un caffè, anche se questo costa dover investire qualche minuto per ascoltare (o riascoltare) le barzellette del proprietario!
Il Passo del Carnaio...
Belle le curve in discesa del Carnaio. A Bagno di Romagna ci ritroviamo vicino alla E-45 ma naturalmente la evitiamo come la peste, con quelle quattro corsie dritte e sopraelevate. Anche perchè, dopo San Piero in Bagno, sulla destra troviamo le indicazioni per la splendida salita che ci porterà al Passo dei Mandrioli, che l'amico Fabio Baldrati ha soprannominato "il piccolo Stelvio". Strada splendida, le foreste di faggi, la roccia a fianco del nastro d'asfalto, il panorama "là in basso"... sicuramente "i Mandrioli" sono uno dei passi più "alpini" dei nostri Appennini.
La splendida strada del Passo dei Mandrioli 
La splendida strada del Passo dei Mandrioli 
Scendiamo per ripidi tornanti nel buio delle faggete e siamo a Badia Prataglia. Qui, tenendo la destra nella piazza del paese, scegliamo di affrontare il Passo di Fangacci. E' uno sterratino facile-facile percorribile da qualsiasi tipo di moto... Chi non volesse abbandonare l'asfalto, al contrario, dovrebbe scendere per qualche altro chilometro e cercare, sulla destra, le indicazioni per Serravalle. Dal di qui seguire poi altre indicazioni per Camaldoli, e qui ritrovare l'itinerario...
Prima del passo di Fangacci, la strada fa una svolta a sinistra dove è impossibile NON fermarsi ad ammirare il panorama... laggiù, sulla nostra destra, c'è l'invaso della Diga di Ridracoli. Noi siamo molto più in alto, ma questo balcone naturale, in mezzo alle faggete, è una finestra fantastica su buona parte del versante romagnolo!
La strada di Passo dei Fangacci 
Il Lago di Ridracoli visto dalla strada di Passo dei Fangacci 
Il Lago di Ridracoli visto dalla strada di Passo dei Fangacci 
Scendiamo facendo attenzione alla ghiaia e ritroviamo l'asfalto prima dell'Eremo di Camaldoli. Camper, pellegrini, curiosi: ormai l'Eremo di Camaldoli è un'industria. .. a me, da ateo ed anticlericale convinto, non interessa più di tanto... scuoto la testa e proseguo.
L'eremo di Camaldoli...
Poco dopo occorre fare attenzione: sulla destra troviamo l'indicazione per Lonnano-Pratovecchio e noi la seguiamo. Prima rimaniamo ancora in mezzo alle estesissime faggete dei camaldolesi, poi inizia una discesa molto ripida verso la piana di Pratovecchio.
Pratovecchio, Stia... e attenzione ai fin troppi autovelox che pullulano da queste parti... e a Stia, seguendo le indicazioni stradali per Forlì, ci troviamo lanciati verso la splendidissimissia strada del Passo della Calla. Che a mio parere, in questo versante, è una delle più belle in assoluto dell'appennino! Curva dopo curva, tornante dopo tornante, godendo il ritmo delle pieghe (non c'è bisogno di rischiare o di fingersi in una gara di SBK per divertirsi) siamo in cima al Passo... ancora pochissimi chilometri di discesa e raggiungiamo Campigna. Chi vuole sedersi al ristorante (o addirittura fermarsi in albergo) può scendere in paese (dalla strada non si vede, ma c'è... scendendo sulla destra): il Granduca e lo Scoiattolo offrono soste più che piacevoli.
La salita al Passo della Calla... bellissimo! 
Passo della Calla 
L'Alpen Bar di Campigna
Claudia ed io, quando non è troppo freddo, rimaniamo invece sulla strada: all'altezza di Campigna infatti c'è l'Alpen Bar, un normalissimo chiosco che ti permette di sederti tra abeti secolari e magari guardare la MotoGP nella piccola tv piazzata sul bancone... una buona piadina calda, un po' di polenta e funghi o due tagliatelle.... l'Alpen Bar di Christian da aprile a ottobre è ormai una sosta obbligata. Dopo un'ottima piadina con prosciutto e formaggio, ripartiamo. 

Scendiamo fino a Corniolo e da qui imbocchiamo la ripida strada che, a sinistra proprio dal centro del paese, porta al Passo della Braccina. Fino ad anno scorso era uno starrato anche parecchio dissestato. Quest'anno lo hanno ...resinato. Sì, è una specie di asfalto realizzato fissando con della resina i maledetti gravillon. Occhio alla presenza di ghiaino (soprattutto in discesa, dopo il passo), ma ora la Braccina è percorribile anche da una Superbike.
Da Corniolo al Passo della Braccina, con la nuova strada 'resinata
Passo della Braccina
Passiamo Fiumicello, all'incrocio svoltiamo a sinistra in direzione Firenze e affrontiamo lo splendido e selvaggio Passo Tre Faggi. Gusto lungo, i Tre Faggi, foreste, curve, panorama sul versante toscano dell'Appennino. Giunti all'incrocio con la SS67 svoltiamo ovviamente a destra per salire al Passo del Muraglione. Del Muraglione non dico nulla, tanto lo conoscete tutti: attenzione solo agli smanettoni che tendono ad essere convinti che la strada sia la loro pista, e noi turisti dei fermoni da ...abbattere...
Passo del Muraglione
Dopo un caffè al Bar di Giovanni (un classico del Muraglione) scendiamo verso la Romagna. Passiamo San Benedetto in Alpe, Bocconi... poco prima d Portico di Romagna a sinistra parte la bella strada del Passo Busca. Saliamo con tornanti non troppo impegnativi e, prima di giungere al passo, sulla destra troviamo una vecchia casa abbandonata che, sulla facciata, riporta una scritta sbiadita "vulcano". Parcheggiamo di fronte alla casa e, a piedi, raggiungiamo il prato proprio dietro alla costruzione: lì, oltre ad un bel panorama sulle vallate circostanti, c'è una fiamma eterna, alimentata senza soluzione di continuità da un getto di gas... incredibile... se avete con voi le salsicce potete anche cuocervele!
...prima di giungere al passo, sulla destra troviamo una vecchia casa abbandonata che, sulla facciata, riporta una scritta sbiadita "vulcano" 
Il vulcanetto della Busca 
Il vulcanetto della Busca 
Di nuovo in moto, alla Busca svoltiamo a sinistra per Tredozio e, una volta qui, teniamo la sinistra in direzione San Benedetto in Alpe. Eccoci in una vallata selvaggia e poco frequentata che porta al Colle del Tramazzo. Dieci chilometri sono sterrati. E' uno sterratino un po' impegnativo, c'è ghiaia: se viaggiate in coppia e a pieno carico fate attenzione, ma non ci sono problemi. 
Tramazzo
Giungiamo alla strada poco frequentata che collega San Benedetto in Alpe con Marradi. Noi ovviamente ci dirigiamo a Marradi percorrendo i divertenti curvoni del Passo Eremo e del Passo Peschiera. L'ultimo tratto, prima di Marradi, è molto stretto: occorre fare un po' di attenzione,ma l'asfalto è buono.
Si scende a Marradi con i divretenti e selvaggi Passo Peschiera e Passo Eremo
A Marradi seguiamo le indicazioni per Palazzuolo sul Senio, in modo da affrontare l'ultimo passo di questo itinerario, con le belle e divertenti curve del Passo del Carnevale... bello, bello, bello!

Eccoci a Palazzuolo sul Senio. Per "chiudere" l'anello dobbiamo dirigerci verso la pianura, verso la Via Emilia. Occhio agli autovelox, ce ne sono spesso. Così come ci sono limiti di velocità che risultano incomprensibili e stupidi: ad esempio (foto qui a destra) appena fuori Palazzuolo,la velocità massima passa da 50 a 30 all'ora. Mi piacerebbe di conoscere il proprietario del fine cervellino che ha deciso una 'roba' del genere...
Limiti assurdi all'uscita di Palazzuolo
Comunque la strada non è ancora brutta nè noiosa: Casola Valsenio, Riolo Terme (con la sua 'Curva Capirossi' all'uscita dalla frazone di Borgo Rivola)... poi è pianura, e a Castelbolognese ci si ricongiunge con la Via Emilia... anche l'autostrada è vicina, si puà riprendere a Imola o a Faenza.
mappa
Gattostanco, 6 settembre 2009