venerdì 14 novembre 2008

Viviamo in uno stato di diritto

Nonostante le becere pressioni della chiesa cattolica e gli strali moralisti-falso-bigotti di molti elementi della maggioranza populista che governa l'Italia (ed anche moralmente vergognosi nei confronti di tutti i familiari che vivono casi terribili come quello di Eluana Englaro) , la Corte di Cassazione ha fatto rispettare la legge italiana.
Certo che è triste leggere commenti come "una parte della magistratura rifiuta la tutela della vita umana, privilegia forme più o meno velate di eutanasia e di omicidio del consenziente, impone questa sua opzione al Paese violando le leggi in vigore" (Mantovano, An), "equivale a uccidere" (la ex pin-up, oggi ministro Carfagna), "si autorizza il primo omicidio di stato in nome del popolo italiano" (Volontè, Udc).

Gli uomini politici dovrebbero aver sempre rispetto delle Istituzioni, anche quando non si è d'accordo con un'interpretazione o una scelta, perchè se no si va a lederne l'autorevolezza e l'autorità.
Come ha detto il padre di Eluana, costretto a diciotto anni di calvario per vedere rispettate le volontà della figlia, grzie ad un potere dello Stato, la Magistratura, "Viviamo in uno stato di diritto".
Ora è necessaria una legge, che renda non più necessari interi lustri per un diritto, quello ad una fine della vita dignitoso, che non può essere dettato a tutti, credenti e non, da una chiesa.

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