Nel 1976 avevo dodici anni, ed ero in seconda media. Ma leggere era già la mia grande passione, e quando uscì il primo numero de La Repubblica, ricordo che passai dall'edicola prima di andare a scuola. Ovviamente non ero ancora pronto per quel giornale: bello e moderno il formato tabloid, ma troppo serio e profondo per un ragazzino.
Però poi, da adulto, Repubblica è il Quotidiano che mi accompagna da tanti anni, così come il piacere, di domenica, di leggere con maggiore tranquillità e minor fretta gli editoriali di Eugenio Scalfari, Giornalista che forse ho amato meno dello scorbutico e sanguigno Indro Montanelli e del perennemente partigiano Giorgio Bocca, ma al quale va attribuito il merito di avere davvero innovato più di chiunque altro l'informazione italiana, prima con L'Espresso, poi appunto con Repubblica.
E allora, caro Direttore, mi permetta di dirle grazie. Ci sono ancora centinaia di migliaia di italiani che leggono, si informano e riflettono, grazie al lavoro di professionisti dell'informazione, grazie a strumenti, come è un giornale, che questo consentono. Che non hanno portato il cervello all'ammasso dei meme anonimi di Facebook, dei post insopportabilmente taglienti a causa dell'imposta brevità di Twitter, delle stupidaggini colorate o filmate degli influencer di Instagram e TikTok.
I temi di una società complessa, dove economia e sicurezza, futuro e lavoro, vita e morte, diritti e libertà, dipendono dalle scelte di chi va a votare e di chi poi risulta eletto, non possono essere condensati in un meme, in uno slogan, in una foto o in un videoclip. Quando milioni di cittadini se ne convincono, spesso anche soddisfatti della loro ignoranza, poi accadono le cose peggiori: a governare chiamano pifferai magici e parolai imbonitori e populisti, che presto lasciano solo macerie, disoccupati e debiti.
La cultura e l'informazione, il dubbio, l'approfondimento e la riflessione, sono essenziali per cercare di capire (mica sempre ci riusciamo, eh!) la società nella quale tutti noi, volenti o nolenti, siamo chiamati a vivere. L'Espresso e La Repubblica, ed i tanti professionisti dell'informazione che, anche grazie alle idee ed alle riflessioni di Eugenio Scalfari hanno imparato a far bene il proprio mestiere, hanno reso un servizio al Paese. Lo hanno reso un po' migliore, o almeno hanno provato (e qualche volta ci sono riusciti) ad arginare il peggio che viene dall'ignoranza e dall'improvvisazione.
Grazie Direttore. Un lettore affezionato.
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