sabato 23 marzo 2024

Rodaggio e disgelo dolomitico, marzo 2024

...quando te la consegnano
con gli auguri sul cupolino :-)
Marzo 2024. Io odio i compleanni, e sapendo che il giorno del mio 60° sarei stato insopportabilmente irascibile, qualche tempo fa ho deciso di farmi un regalo da scartare sin di prima mattina (di ferie... perchè la pensione, per noi neo 60enni, è ancora un miraggio). Il passaggio, quattro anni fa, da Multistrada 1200s a 950s è stato azzeccato. Con la miniMulti Claudia ed io ci siamo trovati benissimo; la linea, nonostante risalga ancora alla prima DVT del 2015 mi piace tutt'ora tantissimo... gli amici di Moto Europa mi hanno valutato più che bene l'usato... quindi alle 9 e mezza ho messo in moto una Multistrada V2s nella nuova livrea Thrilling Black & Street Grey (lo so, le Ducati dovrebbero essere tutte rosse, ma io, dopo tre Multirosse avevo voglia di cambiare un po'). Tutti gli accessori, che mi seguono già da un po' (faretti, protezione radiatore, antifurto, cavalletto centrale, valigie e top case) erano già montati, quindi per controllare che tutto fosse OK ce ne siamo andati fino a Campigna per un pranzetto all'Alpen Bar, prima di rientrare a Ravenna. 
Il Monte Pelmo
domina lo Staulanza
Il giorno successivo, venerdì 22 marzo (altro giorno di ferie), abbiamo affrontato la nebbia di Ravenna ed il traffico della Romea puntando in direzione nord, verso le Alpi... ovvero il modo migliore di fare il rodaggio ad una Ducati ;-) La pallostrada ci ha portato fino a Ponte delle Alpi, poi da Longarone è finalmente cominciato il divertimento, imboccando la Val Zoldana fino a Dont e poi, dopo un semplice ma gustoso panino a Mareson, salendo allo splendido Passo Staulanza, al cospetto di un maestoso Monte Pelmo innevato. Da lì, la discesa a Selva di Cadore e la risalita verso uno dei Passi più belli delle Dolomiti (per le curve, ok, ma anche per un paesaggio davvero unico), il Passo Giau
Sosta-caffè-e-foto che si allunga un po' per le chiacchiere con i pochi motociclisti presenti, mentre i muri di neve circondano ancora auto e moto parcheggiate. Bello! 
Dopo un caffè scendiamo in direzione Pocol e poi saliamo sul Falzarego. Qui le piste di sci sono affollate, così come quelle che 'incontriamo' e costeggiando salendo poi sul Pordoi dopo aver passato Arabba. Sul Passo Pordoi, dopo aver guidato gustandoci la vista dei muri di neve che ci circondavano, ci 'stravacchiamo' dalla Maria, al sole, per uno spritz pomeridiano che sembra il più buono mai bevuto. In una mezzoretta passano un GS e poi una Multistrada... per il resto solo sciatori. Siamo proprio in anticipo sulla stagione :-) 

Passo Giau

Passo Giau

Passo Pordoi

Moto da bar :-) 

Scendiamo in Val di Fassa e la percorriamo tutta fin quasi a Moena, dove svoltiamo per il Passo San Pellegrino e poi scendere fino a Falcade
Non avevamo mai fatto tappa qui, ma scopriamo una chicca che forse ci vedrà tornare: l'Albergo Ombrettola si fa davvero apprezzare in tutto e per tutto. Un albergo piccolo, tenuto benissimo, pulizia e ordine assoluti. Prezzi decisamente accettabili e una gestione familiare che garantisce una buona cucina e un'accoglienza molto piacevole. Consigliatissimo. 
Falcade

Falcade by night vista dall'Albergo Ombrettola

Falcade, l'Albergo Ombrettola

La mattina dopo Falcade ci regala un'altra gradita scoperta. La storica macelleria Sperandio, che avevamo notato passeggiando la sera prima. Decidiamo di acquistare un po' di salumi e formaggi (e polenta) locali per riempire il bauletto. La scelta di prodotti tipici è davvero notevole. Ci mettiamo a chiacchierare... al di là del bancone troviamo un harleysta ed un più veloce 'collega' dotato di Superduke. Dopo aver pagato e salutato, mentre già stiamo mettendo in moto, uno di loro esce dal negozio con un (ottimo, lo abbiamo poi già assaggiato) salame di cervo come 'omaggio per i motociclisti che arrivano a inizio stagione senza paura di freddo e neve'. Grazie ragazzi ;-) 
Falcade, la Macelleria Sperandio

Dobbiamo tornare a casa, ma ovviamente abbiamo pensato ad un percorso più che divertente... raggiungiamo Voltago Agordino e da lì saliamo in mezzo ai boschi fino a Forcelle Aurine. Da qui al Passo Cereda c'è solo divertimento di guida ed assoluta assenza di traffico. Dovrebbe sempre essere così ;-) 

Dopo Canal San Bovo inizia la salita verso il Passo Brocon... prima di Vaia qui c'era un bosco fitto ed ombreggiante, ora purtroppo migliaia di alberi sono stati spazzati via. Ma almeno ci si gode il panorama, anche se in qualche punto la strada stretta e lo strapiombo bene in vista fanno un po' impressione... comunque, anche sul Brocon, gli sciatori sulle piste sono molto, ma molto più numerosi dei rari motociclisti. 
Salendo al Passo Brocon... prima di Vaia
qui il bosco era impenetrabile, oggi ci si gode il panorama :-(

Impianti aperti nei pressi del Passo Brocon

Scendiamo a Pieve Tesino, passiamo il Passo Forcella e approfttiamo della superstrada per arrivare velocemente nei pressi di Caldonazzo per affrontare la stretta ma meravigliosamente panoramica salita sull'Altopiano dei Sette Comuni rappresentata dalla Strada del Menador. A Lochere la strada è chiusa, occorre andare a prenderla da Monterovere
I laghi di Levico e Caldonazzo visti dalla Strada del Menador 


Canederli al Ghertele!
La Kaiserjägerstrasse (o Strada del Menador, appunto), costruita dalle truppe alpine austriache durante la Prima Guerra Mondiale, in questi ultimi anni ha visto alcuni tratti essere allargati, ma altri (soprattutto le gallerie scavate direttamente nella roccia) sono davvero stretti e occorre fare un po' di attenzione, soprattutto se c'è traffico. Non è il nostro caso: marzo è ancora un periodo di 'bassa stagione' da queste parti. Meglio! 
Dopo un paio di fermate per ammirare il panorama sui laghi di Caldonazzo e Levico, siamo in cima. Da lì, arrivare al Passo di Vezzena è solo divertimento. Passiamo di fronte a Malga Fratte (per comprare l'ottimo formaggio Vezzena, o la ricotta affumicata, o la tosella di Malga Fratte, occorrerà attendere ancora più di due mesi) e poi all'Osteria del Termine (chiusa anch'essa), quindi decidiamo di fermarci per pranzo Al Ghertele
Se da fuori l'edificio non dà grande fiducia (il tempo ha lasciato molti segni, e l'insegna 'albergo' - ma da decenni è solo ristorante - li rappresenta tutti), dentro è un'assoluta sorpresa in positivo. Il ristorante Al Ghertele è un posto d'altri tempi, caldo, accogliente. Menù semplice, ovviamente tipico. I canederli, sia con i funghi che con il cervo, erano spettacolari. La torta di ricotta con i frutti di bosco, sublime. Un fiasco da mezzo litro, una bottiglia d'acqua e due caffè, per un totale di 41 euro in due. Ci fermeremo ancora, su questo non c'è dubbio. 

Dopo pranzo c'è poco da raccontare. Scendiamo dal Costo in mezzo agli smanettoni, poi c'è la A31, e la pianura, lunga, fino a Ravenna. Arriviamo a casa con il contachilometri che segna un totale di 998. Domani, dopo l'indispensabile pulizia per togliere fango e sale, si accenderà la spia che mi ricorderà il controllo previsto dopo i primi 1.000 chilometri. 
Rodaggio finito :-)

Un gran bel rodaggio, perchè le montagne, con la neve, sono davvero molto, ma molto più belle.  
La Multistrada V2s non è molto diversa dalla 950s, e ci si sente a casa fin da subito. Forse è ancora più agile tra le curve, l'altezza sella è di pochissimo ridotta, la sella comoda. La Multi è facilissima, protettiva, comoda e sicura in qualsiasi momento ed anche a pieno carico. Come avevo già accennato qui sopra, quando uscì la 1200 DVT, a fine 2014, quella linea mi colpì particolarmente. E ancora oggi, dopo nove anni, mi piace moltissimo. Inoltre trovo che i due fanali a led, alti e distanziati, la rendano maggiormente 'percepibile' dagli altri utenti della strada, rispetto a tante moto nuove dotate delle più moderne luci diurne. Gran moto anche questa miniMulti ;-)

Le mappe dell'intinerario:



giovedì 14 marzo 2024

Ciao Gigi

Luigi (Gigi) Rivola
Ho appreso ieri sera della scomparsa di Luigi (Gigi) Rivola

Mi spiace immensamente. Era una persona squisita ed un appassionato vero. 

Ricordo che quasi vent'anni fa, per uno dei primi numeri della rivista che curo per l'associazione per la quale lavoro, volli realizzare un piccolo speciale sulla 'terra de' mutór'.

Avevo conosciuto Luigi Rivola a qualche evento motociclistico in zona, quindi mi feci coraggio e lo contattai. Mi chiese solo di non avere fretta, poi mi fece arrivare un breve 'pezzo' con aneddoti simpatici e storici su quella passionaccia così forte e tenace dalle nostre parti... che fa anche economia. Su quel pezzo, per me prezioso, corredato anche di alcune foto davvero storiche tratte dal suo immenso archivio, costruii uno speciale di tante pagine, inserendo box di mia realizzazione... ed uno lo dedicai a lui.

In quel momento Gigi era Caporedattore di Dueruote e Motonline, nonchè inviato per quelle testate per seguire tutte le gare del Mondiale Superbike, ma ovviamente fece tutto gratis, come favore ad uno sconosciuto motociclista ravennate quale ero e sono tutt'ora. 

Umile, gentile, appassionato, competente... un Romagnolo di quelli di una volta.

Ciao Gigi, a s’av dèm 👍

Trascrivo qui l'articolo di Gigi ed il box che gli dedicai in quel novembre 2005:

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La terra 'de Mutòr' di Luigi Rivola (scritto a novembre 2005)

Francesco Baracca
amava rischiare in volo,
ma anche a terra
sulla sua moto
Peugeot

La passione per i motori è una caratteristica dei romagnoli. Con una riflessione di Luigi Rivola, Caporedattore di DueRuote, andiamo alle origini di questo amore per le corse ...

Avevo 25 anni e stavo scrivendo il mio primo libro: “La Rumagna de’ Mutor”, frutto di lunghe e appassionate ricerche nella biblioteca comunale di Faenza. Di ciò che era accaduto tra il 1880, anno in cui i romagnoli avevano cominciato a manifestare evidente interesse per la bicicletta, e il 1903-4, quando erano apparse nella nostra terra le prime biciclette a motore, avevo appreso quasi tutto leggendo le cronache dei settimanali locali. Avevo messo insieme migliaia di appunti sui fatti, sui luoghi e sulle persone, era giunto il momento di uscire dalla biblioteca e di cercare le testimonianze vive nei ricordi delle persone, nelle immagini, nei documenti.

Quel giorno mi ero messo alla caccia di un tale che nel 1920, cavalcando una Indian 1000, aveva vinto una corsa a Faenza. Avevo raggiunto Bagnacavallo, dove risultava che vivesse all’epoca, e avevo cominciato l’indagine nelle solite e in genere molto redditizie “cave”: vecchie edicole, botteghe di fornai e soprattutto di barbieri chiaramente aperte da generazioni. 

Le sfide, coi padrini
come nei duelli:
a destra il ravennate Basigli,
pilota ufficiale della Marini
di Alfonsine (Anni ’20)

“Qualcuno si ricorda si ricorda di Francesco ... ?”
– chiedevo a tutti, fornendo i pochi dettagli di mia conoscenza. Un barbiere mi diede la prima traccia: “Io non l’ho mai conosciuto, ma me ne hanno parlato, e se chiede a quel vigile, penso che lui sappia dirle qualcosa di più”.

Il vigile era sull’orlo della pensione e si ricordava vagamente di Francesco ....

“Lui è andato via da Bagnacavallo molti anni prima della guerra, ma qui ha lasciato sua moglie e sua figlia. Abitano là”.

Suonai a quel campanello. Mi aprì una signora molto anziana che mi squadrò con evidente curiosità mista alla diffidenza che i vecchi hanno nei confronti delle persone giovani e sconosciute.

“Desidera?”

“Vorrei notizie di Francesco ...”.

Il faentino Aristide Gaddoni perse una gamba
in gioventù, ma amava tanto le moto e le corse,
che se ne costruì una finta e si mise a correre.
Vinse la prima Coppa dell’Adriatico
nel 1920 con una Harley Davidson 1000
 (nella foto) e fu vittima di un incidente
mortale nella seconda, mentre era al comando

La vecchia signora mi guardò in modo strano, fece un passo indietro come per prendere le distanze da un ricordo scomodo e guardandomi fisso negli occhi mi rispose: “Anch’io”.

Francesco ... subito dopo la prima guerra mondiale era diventato un giocatore d’azzardo professionista. Guadagnava soldi con le carte e li spendeva con le moto, con le quali si misurava – vincendo anche, come abbiamo visto – in altre sfide dove l’azzardo era pure un componente fondamentale. Un giorno aveva vinto una partita contro un avversario sbagliato, uno che veniva da fuori e che non amava affatto perdere. Era dovuto fuggire ed era fuggito lontano, in America, tagliando definitivamente i ponti con tutto ciò che si era lasciato alle spalle. 

Una grande paura o una scusa? Fatto sta che la giovane moglie e la figlia non ricevettero mai né una lettera, né un soldo, né una notizia di alcun genere, finché un giorno di un anno imprecisato si fece vivo a Bagnacavallo un ragazzone americano che aveva fatto il militare nella NATO in Germania e che, prima di rientrare in patria, aveva deciso autonomamente di passare dall’Italia a conoscere i luoghi in cui era nato suo padre, anche solo per raccontarlo ai suoi fratelli...

Giuseppe Zoli, campione romagnolo
gentlemen 1914 in sella a
una moto SIAMT 750
bicilindrica costruita a Torino

La vicenda mi convinse definitivamente in merito a un argomento sul quale da tempo andavo ragionando: la grande passione che i romagnoli avevano manifestato istantaneamente per le biciclette e per le motociclette aveva una stretta connessione con quella che era addirittura ritenuta una piaga specifica della Romagna: il gioco d’azzardo. In Romagna si è sempre giocato. 

Ho avuto modo di leggere su una “Gazzetta di Bologna” di metà ‘800 un editto papale contro questa “piaga” che affliggeva i romagnoli. E che – come tutti sanno, anche se poco si dice – li affligge ancora, sia con le carte, sia con quel micidiale (per il portafogli) gioco misterioso che è in uso solo in Cina, in Giappone e in provincia di Ravenna: il Mah jong.

L’amore per il gioco d’azzardo è solo un’espressione, la più pacifica e meno rischiosa, del carattere dei romagnoli, che erano e sono noti ovunque come teste calde, sanguigni, rissosi, pur non venendo negati loro altri eccellenti pregi, che miscelati ai difetti formano caratteri abbastanza fuori della norma.

Al romagnolo piace mettersi alla prova e sfidare gli altri. Al romagnolo piace provare il brivido del rischio. La bicicletta prima, e la motocicletta poi, gli si sono presentate come la sublimazione delle sue passioni: l’ideale per sfide continue, con l’aggiunta del rischio legato alla velocità. Come resistere?

Francesco ... non era il solo. Ce n’erano altri che giocavano spesso e correvano in bici e in moto a Ravenna, a Faenza e Lugo, ma anche a Cesena e a Rimini, insomma, avevo ascoltato storie del genere in tutta la Romagna: Francesco ... era semplicemente l’unico – per quanto di mia conoscenza – che delle carte aveva fatto una professione.

Tutti i motociclisti sono dunque giocatori d’azzardo? A mio parere potenzialmente sì, ma naturalmente la realtà è ben diversa: tra la fine dell’ ‘800 e l’inizio del ‘900 un processo logico e cronologico portò gli appassionati giocatori a cercare sensazioni ancora più forti nella guida delle prime motociclette. Oggi il primo passo non è più necessario: si può salire direttamente in sella. 

Anche perché, se ci si sofferma prima a fare qualche partita, con quello che costano oggi le moto c’è caso di giocarsi l’acquisto anzitempo...

LUIGI RIVOLA

Pubblicato su AziendePiù - novembre 2005


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DueRuote nel 2005.
Rivola ne era Caporedattore

Luigi Rivola
, autore di questa simpatica riflessione sulle origini della passione per i motori dei romagnoli, ha corso nelle classi 250 e 500 dal 1970 al 1974.

Nel 1988 ha chiuso definitivamente con lo sport stabilendo, con la Gilera 125  (con altri tre piloti), quattro record mondiali di velocità tuttora imbattuti (6 ore - 1000 km - 12 ore - 24 ore) sul circuito di Nardò. 

Giornalista dal 1973, ha scritto 8 libri sul motociclismo: il primo edito in proprio, gli altri per Mondadori, Longanesi, Vallardi, Conti, Giorgio Nada; quasi tutti sono stati tradotti in diverse lingue e venduti anche all’estero e a volte ristampati. Ha anche collaborato alla sceneggiatura del programma in quattro puntate “Storie di Uomini e di Moto”, prodotto Rai 1.

Nel corso della propria attività giornalistica ha collaborato con “Moto Sport”, “Motociclismo”, “Motosprint”, “La Moto” e “SuperWheels” e con testate specializzate giapponesi, americane, francesi e spagnole. Dal 2000 ricopre il ruolo di caporedattore del sito internet www.motonline.com, fondato dal Gruppo Merloni. All’inizio del 2005 il sito è stato acquistato dalla Editoriale Domus di Milano che gli ha affiancato la nuova rivista mensile Dueruote, prodotta dalla stessa redazione di Motonline. 

Oggi Luigi Rivola è caporedattore di Dueruote e Motonline e inviato alle corse del campionato mondiale Superbike.

Pubblicato su AziendePiù - novembre 2005

martedì 27 febbraio 2024

Mah, non so se sia proprio cambiato il vento...


Mah. Non so se cambi il vento, o sia solo il risultato di una 'Salvinata'.

Se andiamo a vedere il voto delle coalizioni, in centrodestra ha battuto la sinistra populista (non si può chiamare centrosinistra una coalizione senza il centro e invece con dentro i grillini...).

Anzi: per la prima volta, grazie alle concessioni di lady Schlein, c'è un Presidente di regione pentastellato...

Secondo me è la fine del PD.

Perchè i moderati, coloro che credono in un partito di centrosinistra moderno e vicino alle esigenze delle attività produttive e dei lavoratori, non può essere legato mani e piedi alle assurdità palesemente populiste e spendaccione di un Movimento che non ha alcuna credibilità e autorevolezza.

Bene ha fatto Calenda a chiamarsi fuori da tale accozzaglia.

E mi auguro sia anche la fine di Salvini, perchè il nord produttivo ed europeo, non può continuare ad affidarsi ad uan brutta copia di una Le Pen antisistema...

lunedì 19 febbraio 2024

Perchè a molti è più simpatico Fleximan che il Sindaco di Colle Santa Lucia


Nel 2023 il Comune di Colle Santa Lucia (Belluno) grazie agli autovelox, ha incassato 747mila euro, 2.159 euro per ciascuno dei 346 abitanti. È il Comune che ha piazzato il limite di 50 km/h e l'autovelox sul Passo Giau (vedi foto), in un tratto rettilineo e che non presenta particolari pericoli.

E poi ci si chiede per quale motivo molti italiani provano più simpatia per Fleximan che per un sindaco o un assessore?

sabato 3 febbraio 2024

A febbraio è già primavera

I giorni della merla quest'anno non si sono proprio visti... giusto un po' di gelo in pianura, a causa della nebbia, ma la collina da un mese offre sole e panorami quasi primaverili.

Il primo sabato di febbraio la nebbia si fa da parte già in pianura, quindi andare a fare qualche curva in appennino è un obbligo morale, in vista della pioggia che (si spera) prima o poi dovrà arrivare.

Ci dirigiamo verso Predappio. A Tontola compriamo un po' di pane nell'unico bar-alimentari che offre un servizio al paese, registriamo ben 18 gradi di temperatura che non sono ancora le 11 del mattino e andiamo a dare un'occhiata alla strada del Valico dei Tre Faggi. Quest'estate da questa strada passerà la prima tappa del Tour de France... mi auguro che rifacciano l'asfalto, perchè se non a Parigi non ci arriverà nessuno intero ...ma che dico Parigi? Non arriveranno nemmeno a Premilcuore, in discesa, su questo residuo di asfalto tra buche e ghiaino :-(




La Multistrada comunque non ha problemi a portarci fino al Passo del Muraglione, dove il Bar-Ristorante (ex di Giovanni) ha riaperto dopo un mesetto di meritate ferie... il rapporto qualità/prezzo del pranzo rimane davvero ottimo.



Scendiamo verso la Toscana su un asfalto asciutto e pulito che sembra primaverile.

Dopo Dicomano saliamo per il Passo Croce ai Mori... altri chilometri e chilometri senza tanti paesi e con poco traffico.

Io amo le strade poco trafficate.

Ma amo anche e soprattutto la Bidentina, che da Stia sale al Passo della Calla e poi a Campigna, dove ci fermiamo a salutare Nada e Cristian e a prendere un caffè al loro e nostro Alpen Bar. E' una delle strade che non mi stanco mai di percorrere, in mezzo a quelle faggete secolari.



Rientriamo non senza una sosta per togliere il sale alla Multistrada... è una moto estremamente confortevole, facile e sicura. Se lo merita ;-) 




sabato 27 gennaio 2024

Più in alto della nebbia gelata

E' sufficiente uscire da Ravenna, dove la grigia e bagnata nebbia non permette al Sole di riscaldare l'aria (partiti alle 10 di mattina con -2, rientrati alle 18 con +2 🙄) e sembra che l'inverno sia già finito.

E' il 27 di gennaio, i giorni della merla sono alle porte, ma il display della Multistrada sega 12 gradi a Corniolo, 8 a Campigna, 16/17 tra Stia e Pratovecchio... e in collina l'asfalto è asciutto 🤩... Dopo aver affrontato il Valico delle Forche e comprato il pane a Corniolo (a mio parere il migliore del nostro Appennino) ci fermiamo a Campigna, da Nada e Cristian all'Apen Bar, e troviamo un piatto di tortelli di patata con il ragù di cinghiale semplicemente superlativi. Svalichiamo il Passo della Calla (negli inverni di una volta fino a marzo era quasi impossibile, in moto) e scendiamo sul versante toscano.



Sul Passo dei Mandrioli le uniche tracce rimaste di neve a bordo strada... ah, la Tiberina (la Statale a fianco della E45 è ancora chiusa ai non residenti e a bici e moto... c'è pure l'omarello dell'Anas a controllare 🙄)... andiamo ad esplorare una provinciale che da Quarto porta ad Alfero in mezzo al Nulla (una sorta di passo in località 'Massa', poi un bar abbandonato vicino ad una cava a Mazzi... 


Abbiamo fatto un po' tardi e torniamo con la E45... infilandoci nuovamente nella nebbia gelida della pianura. Per fortuna la Multi protegge bene, e manopole risaldate (ed i guanti Klan di Claudia) aiutano anche noi vecchietti a non rimpiangere le comodità delle auto. In fondo l'inverno ha sempre un po' di fascino.