domenica 20 dicembre 2020

Un governo di deficienti

Il cosiddetto 'decreto Natale' è l'estrema riprova che abbiamo un governo di deficienti.

Innanzitutto il fatto che Sia arrivato nella tarda serata del 18 dicembre, dopo giorni e giorni che le regioni facevano la corsa per passare da 'rosse' o 'arancioni' a 'gialle', per poter ridare fiato al commercio e all'economia, e che quindi ha impattato in maniera drammatica sul mondo del turismo e della ristorazione (facendo saltare prenotazioni già confermate, scorte già fatte, impegni già presi), è la dimostrazione di un esecutivo che NON ha un'idea di cosa significhi gestire un'azienda e non farla 'saltare' (con tutto quello che ne consegue anche in termini occupazionali).

Inoltre, entrando nel dettaglio delle nuove prescrizioni presentate nella solita conferenza stampa notturna dall'azzeccagarbugli del popolo: se rispetti le regole, non puoi neppure andare a fare una passeggiata al mare o un giro in campagna o in collina, che sono le cose più sane che ci siano, ma puoi andare a trovare parenti e amici e chiuderti in casa con loro... mentre sappiamo che i contagi in ambito amicale e familiare sono i più diffusi.

Ora: che governare l'Italia sia difficile, non c'è dubbio, ma questi ci mettono del loro.

A ottobre e novembre, quando era possibile ridurre i contagi in un momento fiacco per l'economia, occorreva prendere provvedimenti seri per arrivare bene a fine anno, e salvare un periodo che vale buona parte del fatturato annuale per molte aziende. 

Invece, DPCM dopo DPCM, Conte ed il suo governo hanno cincischiato, provocando tutto questo (BLOG). Hanno dimostrato di non avere avuto coraggio, di avere svivacchiato per non scontentare nessuno, ma così non hanno inciso sufficientemente sull'espansione dei contagi.

Sono responsabili sia di aver lasciato contagiare e morire migliaia di persone che si potevano salvare, sia di provocare oggi danni gravissimi alle aziende e al bilancio del Paese. Perchè non dimentichiamoci che anche i tanto decantati (e insufficienti) stanno provocando un enorme innalzamento del debito pubblico, che ci schiaccerà per generazioni (maggiore pressione fiscale, minore capacità di spesa e competitività internazionale... quindi anche meno posti di lavoro).

In uno Paese serio, dopo questi tre mesi e quattro DPCM di errori, quanto meno avrebbero dovuto chiedere scusa e farsi da parte. Invece, ancora una volta, hanno dimostrato tutta l'arroganza di chi si canta le lodi per aver fatto tutto bene, mentre le 'colpe' sono solo dei cittadini cattivoni che non rispettano le regole.

Quando una maggioranza parlamentare si affida ad un governo così, è certo che alle elezioni successive perda. Peccato che le opposizioni che godranno di queste cialtronate sia impresentabile e inaffidabile. Il che significa che questo governo e questo 'presidente del consiglio' passeranno alla storia anche per aver provocato questo ulteriore danno al Paese.

domenica 13 dicembre 2020

Giretto scalda-olio lontano dalla folla

Domenica 13 dicembre 2020: una (fredda) giornata di sole che non poteva passare senza un giretto scalda-olio alla Multistrada... fino a Portico di Romagna, il paese dei presepi diffusi, e su e giù per quattro passi secondari del nostro Appennino romagnolo (Valico delle Forche, Valico di Centoforche, Valico del Trebbio e Passo di Monte Corno) ma con tante curve e panorami mozzafiato. In questa domenica di polemiche sui troppi affollamenti riscontrati nelle strade dello shopping delle nostre città, o anche sugli ingorghi nelle poche località di montagna innevate degli appennini, ci sono méte che possono ancora permettere di girare in moto e camminare tranquillamente ed in sicurezza. Questo giretto ne è un esempio, così come una piadina gustata sotto il sole di dicembre, garantisce gusto, economicità e distanziamento interpersonale.


P.S.: nelle due giornate di questo w-e, i Concessionari Ducati hanno presentato la nuova Multistrada V4. Ovviamente Claudia ed io abbiamo fatto un salto dagli amici di Moto Europa a dare un'occhiata. Innanzitutto va detto che la nuova Multi, dal vivo, è molto più riuscita esteticamente di quanto mostrassero le foto. Inoltre, nel salirci sopra, si dimostra assolutamente azzeccata per ergonomia e bilanciamento, dando l'idea di essere davvero ben costruita e persino più leggera delle bicilindriche. Splendido il display formato tablet con funzioni di mirror link per lo smartphone.

Ma, diciamocelo: per viaggiare bene, anche in coppia, sulle strade storte delle Alpi e degli Appennini, questa 950s è davvero più che sufficiente 😉  

Qualche immagine in più di questo breve itinerario è in questo ALBUM su Google Foto


sabato 12 dicembre 2020

Apperò: la nuova Multistrada V4 dal vivo

Week end di concessionari Ducati aperti per la presentazione dal vivo della nuova Multistrada V4. Una rivoluzione per la polivalente Multi di Borgo Panigale: quattro cilindri anzichè due, niente più Desmo nè telaio a traliccio, niente più anteriore da 17 pollici e neppure gommone posteriore con monobraccio. Certo: sulla carta tutte queste innovazioni hanno motivazioni tecniche legate all'utilizzo ed alle prestazioni di questa moto, ma la Multi è la Multi... ed in più d'uno hanno sollevato qualche dubbio che non si sia esagerato. Oltretutto, in foto, la linea della nuova V4 non pare certamente essere quel capolavoro di linee coordinate e scattanti che hanno fatto innamorare della 1200.

OK. Innanzitutto bisogna ammettere che dal vivo la Multistrada V4 rende molto di più che in foto. E' una moto moderna, grintosa.

Ottima l'ergonomia: a salirci sembra addirittura più leggera della bicilindrica. Probabilmente si è lavorato più che bene su baricentro e bilanciamento... bellissimo poi il display formato tablet, può essere collegato allo smartphone e con funzioni di mirror link. 

L'aerodinamica poi sembra essere stata curata davvero tanto: feritoie e canalizzazioni tra carena e motore sono in funzione dei flussi di aria.

Insomma: da ducatista integralista e un po' prevenuto, devo ammettere che la nuova Multi mi ha colpito in positivo, e che sono curioso di provarla. 

Io però rimango un estimatore del bicilindrico, quindi dubito che un pur meraviglioso V4 possa farmi venire voglia di cambiare. Inoltre, va detto, la Multistrada 950s è davvero più che sufficiente per viaggiare divertendosi in sicurezza, anche in coppia e a pieno carico, tra le strade storte e ripide delle nostre montagne. Da tranquillo e prudente mototurista, sinceramente, credo che 170 cavalli siano una potenza più utile su moto da pista, e che debbano essere utilizzati da chi, oltre ai neuroni funzionanti, abbia anche una buona dose di manico. 

giovedì 10 dicembre 2020

Grazie, signor Rossi.

Nel 1982 seguivo ancora il Calcio. Era ancora quello di un campionato che si giocava tutto alla stessa ora della domenica pomeriggio, mentre le Coppe, tutte, andavano di mercoledì sera. Era un Calcio che ancora non aveva travalicato il sopportabile, e lasciava ancora qualche spazio agli altri sport. Quindi era ancora un Calcio - se non assolutamente pulito e irreprensibile - che poteva essere considerato uno sport.

Ricordo bene quel Mondiale 1982 (mentre, al contrario, non ho seguito nessuna partita di quello del 2006, che ho vissuto 'di striscio' solo perchè ero a zonzo in moto per i Pirenei, e nei locali, la sera, c'erano i maxi schermi, impossibili da non notare): avevo la patente da un mese ma non la macchina, quindi per la chiassosa festa strombazzante per le vie di Ravenna, dopo l'eins, zwei, drei, Rossi, Tardelli, Altobelli! presi in prestito la 126 di mia madre, rischiando di cuocerle il motore perchè, in fila a passo d'uomo, la bandiera stesa a mo' di mantello copriva le griglie del raffreddamento ad aria del motore posteriore...

Ricordo bene anche come Paolo Rossi abbia sempre incarnato l'esempio dello sportivo pacato, tranquillo, 'normale'. Mai sguaiato, mai sopra alle righe. 

E siccome non ho mai amato (e neppure sopportato) i fenomeni, i supponenti, i patacca (come si dice in Romagna), se per la scomparsa di uno come Maradona mi viene da pensare che in buona parte se la sia cercata, con i propri comportamenti e le proprie debolezze (buttando alle ortiche la grande fortuna che la natura gli aveva regalato, con quella bravura da fenomeno innato), la morte di Paolo Rossi, prematura e frutto di una malattia che ancora non riusciamo purtroppo a contenere, mi rattrista profondamente, perchè 38 anni fa quel 'signor Rossi' aveva davvero incarnato la rivincita delle persone normali e volonterose contro i fenomeni presuntuosi

Quindi, anche se oggi il calcio proprio non mi dice più nulla, grazie per aver reso ancora più indimenticabile quell'estate dei miei diciott'anni, signor Rossi 😉

mercoledì 4 novembre 2020

Multistrada: il 'de gustibus' continua

La Multistrada 1100
La Multistrada è sempre stata una moto di rottura. Ricordo quando è uscita la 1.000, diciassette anni fa, con i Ducatisti che la guardavano come uno strano aggeggio con le zampe lunghe ed il cupolino sbilenco (in effetti la matita di Terblanche non aveva disegnato un anteriore particolarmente indovinato, imho). Però, poi (e nonostante la linea non particolarmente azzeccata) è stato un modello che ha portato su una moto di Borgo Panigale molti nuovi Ducatisti, ed ha portato anche molti Ducatisti di lungo corso ad apprezzare la comodità della guida alta e di un modello divertente, scanzonato, agilissimo ma anche in grado di far viaggiare una coppia.

La prima 1200: è il 2010
I mugugni, anche lì, ci sono sono stati con l'abbandono della frizione a secco con l'arrivo della 1100... ma i vantaggi, per chi faceva molti chilometri, in effetti poi ci sono stati, e un po' alla volta ci si è abituati anche ad una Ducati non sferragliante.

Il tempo di abituarsi, quindi, alle zampe lunghe della prima Multistrada, ed ecco che nel 2010 è arrivata la 1200. Per i puristi della prima Multi, una moto troppo grande, troppo pesante, troppo potente... in realtà, quando la provai, scesi quasi scosso: era un salto generazionale enorme. Come cavalleria, cattiveria, prestazioni. Ma anche come tipologia di moto: più confortevole, protettiva, adatta a viaggiare, pur rimanendo bella cattiva. E il successo c'è stato, eccome.

La DVT del 2015
Quando è arrivata la DVT, cinque anni dopo, la 1200 era già un altro successo. E che successo. Ma nonostante il successo, la DVT ha scontentato sia i puristi della prima Multi (piccola e leggera Multi di Terblanche), sia quelli della 'cattiva' 1200. Eppure la DVT mi ha fatto innamorare a prima vista. Cattiva se vuoi tirare, è estremamente facile e docile quando vuoi trotterellare godendoti il panorama. Ma è anche in grado di sopportare gli sterrati e non essere riottosa in mezzo al traffico: una vera quattro-moto-in-una.

Con la 950 Ducati ha poi, a mio avviso, fatto un altro passo avanti: la Multistrada intelligente. Fin troppo, visto che in effetti va talmente bene, è silenziosa, regolare fin da quando la metti in moto, consuma poco gomme e partiglie... che neppure ti sembra di essere su una Ducati... o almeno come erano le Ducati di una volta: riottose, un po' ignoranti, entusiasmanti ma lunatiche.

Che dire di questa MultistradaV4 vista per ora solo in video?

La nuova Multi V4 

Prima di tutto che anche questa volta è una Multistrada DIROMPENTE: niente Desmo, niente telaio a traliccio (solo il telaietto reggisella, quasi una citazione), niente monobraccio e due cilindri di troppo. Certamente pare che sia stata davvero pensata e progettata per un motociclista molto esigente, che macina chilometri anche nei posti più sterrati del mondo, e che vuole farlo in comodità e sicurezza (splendido il display collegato con lo smartphone per la navigazione, o l'ARAS, così come ottimo l'intervallo manutentivo a 60.000 km per i tagliandi principali) ma che forse lascerà molto insoddisfatti i Ducatisti più legati alla tradizione sportiva... i cavalli sono tanti, ma c'è solo la versione con il 19 davanti ed un 170 dietro, anzichè 17 anteriore ed il gommone delle Multi 1200...

La Multi 950s
Non so. L'estetica invece merita una vista dal vivo: l'impressione è che ci si abituerà presto a quelle linee disegnate più per la funzionalità che per l'estetica fine a sè stessa.


Per quanto mi riguarda, la mia miniMulti, con i suoi 114 cavalli bicilindrici e desmodromici, mi basta, quindi dormirò sonni tranquilli 😎

Gattostanco

giovedì 29 ottobre 2020

L'importanza di sentirsi Francesi... ed anche Charlie!

Se fossi francese sarei assolutamente orgoglioso della difesa di quella Laicità conquistata in secoli di lotte contro i vari poteri clericali messa in campo dalle Istituzioni Repubblicane. Sarebbe bellissimo se tutta l'Europa fosse come la Francia, perchè a mio parere essere la Francia è essere Charlie, che significa difendere con ogni mezzo la libertà di espressione di tutti, anche quando non si condividono le stesse idee

È la grande difficoltà di essere veramente democratici, ma anche la bellezza e l'importanza di quella Libertà che ci siamo conquistati nei secoli. 

Il che non significa essere deboli, anzi: la Libertà, la Democrazia, la Laicità dello Stato devono essere difese con grande rigore ed inflessibile durezza. Atei, cattolici, agnostici, buddisti, musulmani, valdesi, seguaci del Grande Cocomero, evangelici o pastafariani, tutti devono essere uguali davanti allo Stato e rispettare le Leggi della nazione. Le religioni devono essere un fatto privato, ma come Cittadino devi rispettare le leggi della Repubblica e le libertà degli altri cittadini. Oppure te ne vai in uno stato oscurantista, teocratico o confessionale, dove la tua religione del cazzo è religione di stato. O se provi ad imporre le regole della tua religione qui, ti ci portiamo noi 😉

Je suis Charlie, sempre. 

Vive la France!


domenica 25 ottobre 2020

Ennesimo DPCM. Ennesima 'forte' dimostrazione di un governo incapace

Leggo l'ennesimo DPCM del fine settimana. 'È fortemente raccomandato a tutte le persone fisiche di non spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, salvo che per esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi.

Con riguardo alle abitazioni private, è fortemente raccomandato di non ricevere persone diverse dai conviventi, salvo che per esigenze lavorative o situazioni di necessità e urgenza'.

Francamente non ricordo in quale posizione, nella gerarchia delle Fonti del Diritto, siano le Forti Raccomandazioni: prima o dopo quelle primarie? Prima o dopo gli usi e le consuetudini? E se a me delle raccomandazioni del Premierconte non me ne frega niente?

Dài, è solo l'ennesima dimostrazione che siamo di fronte ad un governo ridicolo. Di senzapalle. 

O si ha il coraggio di imporre, o se no si lascia fare dicendo come stanno le cose, ma le 'forti raccomandazioni' sono solo una pubblica ammissione di mancanza di coraggio.

E intanto treni, metropolitane ed autobus continueranno a riempirsi di lavoratori e studenti, nei centri commerciali si continuerà a ciabattare tutti insieme e contenti nei freddi giorni di pioggia (e non solo 😒 ) mentre anche chi ha organizzato bene la propria attività di ristorazione (ma penso anche alle pasticcerie, ai cinema) deve chiudere o ridurre gli orari. Perchè ovviamente siamo incapaci di controllare i comportamenti della 'gggente'.

Sì, un governo ridicolo. E la prossima settimana, di fronte a 30.000 contagi al giorno e alla saturazione dei posti negli ospedali (è il dato più importante e pericoloso, questo) ci sarà un nuovo DPCM, prova-provata che questi tre provvedimenti autunnali del Premierconte non valevano un fico secco. Incapaci, ma soprattutto senza palle. E un danno per la credibilità delle nostre Istituzioni.

domenica 4 ottobre 2020

Cima Gallisterna ed una 'traversata bassa' sempre molto gradevole

La pianura romagnola fino al mare vista
dalla strada che da Rocca delle Caminate
scende a Meldola
Resa più famosa dei passi dolomitici dal recente Mondiale di Ciclismo 😊, ecco Cima Gallisterna... al termine di una bella, lunga e coinvolgente traversata bassa: Passo Forche, Passo Centoforche, Passo della Chioda, Passo di Monte Corno, Valico delle Caibane (Monticino) e, finalmente, Cima Gallisterna (che finisce nella collezione).

Dopo gli acquazzoni del sabato, infatti, la voglia di farci un giro in Appennino era tanta. Ma la caldaia nuova (nuova di cinque giorni), nella notte, ha pensato bene di andare in blocco. Leggi il libretto di istruzioni, trova la manopola per mettere più pressione, spingi il tasto reset per farla ripartire... ecco: quando tiriamo fuori la Multistrada dal box sono già le 11. Sgrunt.
L'Alpen Bar di Campigna

Puntiamo allora decisi verso Campigna
. Lì troviamo l'asfalto molto bagnato e, soprattutto, una temperatura sotto ai 9 gradi.
Freddo o non freddo, da motociclisti specializzati in valichi alpini, mangiamo un'ottima polenta con i funghi in un tavolino all'aperto del nostro Alpen Bar, annaffiandola con un po' di Sangiovese in funzione antigelo, ma poi, anzichè svalicare, decidiamo di cercare strade asciutte scegliendo un itinerario più basso.
Ci sono 'attraversate' che spesso i motociclisti snobbano, perchè le quote sono più basse ed i passi non sono famosi come i 'classici' Colla, Calla o Muraglione, ma che quando le percorri ti danno poi grande soddisfazione. E siccome non i fai spessissimo, tante volte ti accorgi di panorami o dettagli che neppure ricordavi di aver già visto.
La nostra 'traversata bassa' di oggi parte quindi da Galeata, dove svoltiamo in direzione nord per salire sul Valico delle Forche, bella strada che sale decisa con dei bei tornanti e regala un tracciato divertente e poco trafficato.
Giunti al piccolissimo borgo di Strada San Zeno, anzichè entrare nell'accogliente osteria presente all'incrocio, svoltiamo a sinistra per ritrovarci, dopo poche centinaia di metri, una strettissima svolta a destra in direzione Rocca San Casciano. E' la strada che sale al Valico di Centoforche, davvero divertente (anche se qualche tratto di asfalto dissestato c'è).

Attraversiamo il centro di Rocca San Casciano e, seguendo le indicazioni per Modigliana, approcciamo i ben 19 chilometri di wilderness del Valico di Monte Chioda. Il tracciato è stretto, non adatto certamente a correre, ma l'assoluta mancanza di traffico, nonostante sia domenica, lo rende estremamente divertente (e spesso c'è da scegliere se rallentare e gustarsi scorci di panorama davvero belli).
Giungiamo a Modigliana trovandoci sulla sinistra i resti dell'imponente rocca. Ma abbiamo ancora il Valico di Monte Corno, che ci porterà fino a Brisighella, passando per le sue (purtroppo) chiuse da tempo ed una volta famose, terme.
Via Gallisterna

Da Brisighella, splendido borgo medioevale e spesso teatro di mostre, fiere, mercatini, proseguiamo per Riolo Terme. E' la strada delle Caibane, oppure meglio denominata del Monticino. Passiamo sotto alla rocca di Brisighella, poi ci immergiamo in mezzo ai calanchi ed alle coste della vena del gesso. Qualche spiraglio di luce illumina i colori di questo appennino basso ma selvaggio. Il tracciato è all'inizio veloce, poi i tornanti si susseguono uno dopo l'altro. Arrivati a Riolo Terme svoltiamo a sinistra per Casola, ma dopo poche centinaia di metri c'è una stradina sulla destra che porta l'indicazione di 'Via Gallisterna'.
Cima Gallisterna
In tanti anni che andiamo in moto, non ci eravamo mai passati.
In effetti la quota più alta da raggiungere, qui , è di 268 metri. Però sono 10/12 chilometri simpatici: strada strettissima, appena riasfaltata per i Mondiali di ciclismo svoltosi la settimana scorsa). In pratica, una volta in cima, si plana sull'autodromo di Imola, godendosi gli ultimi panorami che l'Appennino offre della pianura romagnola sottostante.
Noi corriamo un po', perchè dietro di noi si vede chiaramente come le nuvole stiano scaricando secchiate d'acqua. Magari torneremo con il sole e l'aria limpida... in fondo non è così distante da casa 😏
L'itinerario: 270 km con partenza ed arrivo a Ravenna

Come sempre, qualche immagine in più è visibile in questo Album su Google Foto
La collezione dei passi è ovviamente qui sul blog

venerdì 18 settembre 2020

Girovagare tra gli appennini senza il traffico del fine settimana

Se fossi in pensione, me ne starei tranquillo a casa tutti i sabati e le domeniche, perché andare a zonzo tra settimana è molto più bello: poco traffico, niente smanettoni, niente controlli antimotociclisti, nessuna ressa per il panino. E' quello che ho pensato per tutte le ore che ho guidato tra le strade storte (e in qualche caso un po' mosse e dissestate) dell'appennino romagnolo e del Montefeltro. Ed anche un po' più a sud, visto che ci siamo spinti fino a Monte Nerone.

Passo della Spugna

Uno splendido itinerario di 400 chilometri (A/R da Ravenna, ovviamente): Sarsina, Passo di San Cristoforo, Passo della Spugna, Bocca Trabaria, Bocca Seriola, Monte Nerone, Passo della Cantoniera, Pennabilli, Sant'Agata Feltria...

Bocca Seriola

Strade e borghi bellissimi, spazi sconfinati. Il Montefeltro è bellissimo, anche se l'asfalto, come dicevo, è spesso quello che è... su questo punto le sospensioni e la ciclistica della Multistrada fanno davvero la differenza, consentendoci di arrivare a sera ancora arzilli e senza aver perso la voglia di guidare ancora.

Monte Nerone

Qualche foto in più l'ho inserita in questo album su Google Foto. Qui sotto la mappa dell'itinerario.



giovedì 17 settembre 2020

Casetta di Tiara

A giugno, pochi giorni dopo la fine del lockdown, eravamo arrivati fino a Casetta di Tiara con una Multistrada 950s in prova. La storia di Casetta di Tiara e dei suoi 11 (undici) abitanti è raccontata molto bene in un piccolo film-documentario che merita di essere visto (ed è possibile farlo gratuitamente su Rai Play: La Regina di Casetta). 

A Casetta di Tiara c'è anche un piccolo ristorantino, da Sonia. Beh: merita. Non solo per la cucina semplice ma 'vera', ma anche per la passione che solo può spiegare la scelta di vivere e fare impresa quaggiù, in mezzo ad una natura meravigliosa, ma anche lontano da servizi e comodità (i sei chilometri di strada stretta, ripida e tortuosa in mezzo a boschi e castagneti, sono un altro 'atout' che rende piacevole arrivarci in moto. 

A giugno, era domenica, non avevamo trovato posto nella veranda che offre i panorami dei boschi e delle vette circostanti, ma in questo giovedì di settembre, dopo una telefonata per verificare se fossero aperti, abbiamo avuto la fortuna di poterci sedere e gustare un paio di piatti veramente 'fatti in casa' come una volta.

Un giretto tranquillo, 260 chilometri in tutto tra andata e ritorno da Ravenna, ma tra curve e tornanti molto piacevoli in un giorno tra settimana di ferie: Valico di Zattaglia, Passo della Sambuca, Prato all'Albero, Passo della Colla, Passo del Giogo e, dopo la sosta-pranzo, il Passo del Paretaio ed il rientro in pianura. E questa volta con un'altra Multistrada 950s, la nostra, che si sta dimostrando davvero un'ottima compagna di viaggio. 

Qui il post di giugno pubblicato sul blog: Alla ricerca della Regina di Casetta

L'itinerario


martedì 1 settembre 2020

Scarpinare in Valle Aurina

La montagna non è solo un territorio di panorami bellissimi attraversato da strade che sembrano progettate apposta per viaggiarci in moto. Ogni tanto bisogna anche fermarsi in una valle per qualche giorno, la mattina calzare gli scarponi e camminare sui sentieri tra boschi, ruscelli, malghe, mucche, ghiaioni e rifugi. E' un ritmo più lento, passo dopo passo si suda, e in discesa capita che ai meno allenati come me facciano male i muscoli e le articolazioni.

Però il premio è fantastico: il ritmo della lentezza ci lascia libertà di apprezzare ogni dettaglio dell'ambiente che ci circonda, i profumi, i colori, gli incontri con gli animali. Il panino speck e formaggio mangiato in cima, una volta raggiunta la méta, è sempre il più buono e saporito del mondo. E l'acqua della fontana è la più pura, fresca e dissetante. 

Claudia ed io scegliamo quasi sempre valli chiuse, perchè poi la sera il traffico sparisce, ma anche perchè sono quelle valli che in moto difficilmente si vanno a conoscere.



In Valle Aurina c'eravamo stati già qualche decennio fa, alla fine dello scorso millennio 😁 con Giovanni ancora piccolo. Quest'anno ci siamo andati con una coppia di amici.

Abbiamo scelto un appartamento molto carino a Cadipietra, con uno splendido terrazzo vista-montagna, dove è stato molto piacevole goderci l'ora dell'aperitivo (meritatissimo, dopo la camminata e la doccia al rientro). 

Una valle che è cresciuta molto, dal punto di vista della ricettività turistica, forse anche un po' troppo per i nostri gusti: sui sentieri più facili, ad esempio quello che porta ad ammirare le splendide cascate di Riva, c'era veramente troppa ressa in quest'ultima settimana di agosto. Però altre méte erano certamente meno affollate, ed i panorami, i sentieri, le sensazioni provate, hanno davvero fatto sì che ne sia valsa la pena. 

Méta assolutamente consigliata, quindi, magari più a luglio o a inizio settembre che in agosto!

Qualche foto in più nell'album pubblicato su Facebook.



giovedì 6 agosto 2020

Con la miniMulti sulle Alpi

Salendo a Piancavallo
Estate 2020. Un'estate strana. Il turismo è azzoppato dalla pandemia, che per molti ha significato anche la perdita di reddito e/o di giorni di ferie. Però chi ha la fortuna di aver ancora la possibilità, in questo periodo, di staccare la spina e godersi la propria passione per girovagare senza fretta e senza impegni tra le montagne, credo dovrebbe avere quasi l'obbligo morale di contribuire a far girare l'asfittica economia del comparto turistico.
Che questa venga considerata una scusa, o meno, francamente non mi importa granchè. Claudia ed io comunque abbiamo riempito borse e baule della miniMulti e ci siamo diretti verso nord.
DOMENICA 26 LUGLIO
Per essere l'ultima domenica di luglio, il traffico sulla statale Romea è davvero scarso. E rimane molto scorrevole anche in tangenziale a Mestre. Viaggio nei limiti, e nonostante il pieno carico la Multi950 consuma davvero poco. All'altezza di Conegliano lasciamo la A27 per la A28, ed usciamo a Sacile, e continuiamo a dirigersi a nord tramite strade secondarie, in una campagna ricca anche delle villette probabilmente realizzate ed abitate dai tanti militari della vicina Base NATO. Infatti giungiamo nei pressi di Aviano, da dove parte la splendida strada che, ripida, sale a Piancavallo.
Panorama da Cazzaso Nuova
La strada è splendida, peccato il 'solito' burocrate abbia posto il ridicolo limite di 40 all'ora.
Immagino che questa strada porti a correre, sia in moto che in auto, ma questo, a mio parere, NON giustifica l'apposizione di limiti così assurdi rispetto ai mezzi moderni.
Un Ente pubblico SERIO porrebbe limiti seri e li farebbe rispettare. Metterne di troppo bassi, semplicemente, punisce tutti, rendendoci TUTTI passibili di sanzioni (perchè, diciamolo forte e chiaro: i 40 non li fa nessuno. Ma in quella strada, se fai i 70, non ti ammazzi e non ammazzi nessuno. Al contrario, chi correva prima fregandosene di limiti e sicurezza altrui, probabilmente corre anche adesso.
E' il solito problema italiano: poca serietà della Politica e della Pubblica Amministrazione. Se c'è un problema, lo si scarica su qualcun altro. C'è chi corre? Non ho forze per controllare il territorio? Metto i 40, così chiunque scivoli, è in colpa. Ed io, politico cialtrone, non ho più alcuna responsabilità sugli incidenti stradali.
In realtà, così facendo, stiamo abituando TUTTI gli utenti della strada, anche quelli di buonsenso, a considerare assurde ed irrispettabili le regole. Stiamo facendo un danno irreparabile al senso civico degli italiani. In questo senso CHI pone questi limiti ridicoli e assurdi, andrebbe cacciato a pedate. Purtroppo ciò non avviene. E infatti nel nostro Paese è semplicemente sempre più sgradevole muoversi, viverci, avere a che fare con le Istituzioni.
Ma torniamo al mototurismo.
Nonostante i cartelli con i limiti insulsi portino a guardare più se avanti c'è un trappolone con velox o telelaser, il panorama è davvero bello (peccato la foschia, accidenti).
Arriviamo in cima e ci fermiamo un po'. Poi arriviamo a Piancavallo (stazione sciistica non memorabile architettonicamente) e scendiamo su una stradella ben più stretta fino a Barcis ed al suo lago. Qui ci sono lavori in corso e purtroppo strada e piazzale panoramico sono un po' ingombri di mezzi d'opera.
Salendo alla Forcella di Pala Barzana
La domenica estiva ha evidentemente portato molte persone a salire in montagna dalla pianura sottostante, perchè in zona Barcis-Andreis c'è parecchio traffico. Ad Andreis ci facciamo fare due panini ma decidiamo di salire un po' per starcene in pace.
Dopo un po' troviamo un cartello che ci informa che la Forcella di Pala Barzana è chiusa. Mentre stiamo pensando se provare ad andare a vedere comunque se in moto si passa, scende una coppia in moto che ci tranquillizza: c'è un breve tratto di sterrato un po' smosso a causa di un cedimento della strada, ma si passa.
In effetti la miniMulti non ha alcun problema a passare, e in cima al passo ci mangiamo soddisfatti i nostri panini al riparo della struttura che gli Alpini utilizzano per le loro iniziative... e tenendo d'occhio il cielo, che in effetti comincia a mostrare qualche nuvolone nero e minaccioso.
Il tracciato della Forcella di Pala Barzana è stretto ma molto bello. Scesi, giungiamo al Lago di Redona e proseguiamo in mezzo al verde per il Passo Rest. Dopo aver attraversato anche il largo letto del Tagliamento passiamo da Priuso (Forcella omonima) e a Villa Santina lasciamo la strada statale 52 per la Strada provinciale 44 che sale a Lauco.
Il mio continuo ricercare strade nuove e poco trafficate ogni tanto mi regala belle sorprese, ed è proprio questo il caso: fino a Lauco una quindicina di tornanti ben tenuti e ben guidabili ci portano in quota. Lauco è un paesino molto ben tenuto con una bella vista sulle vallate circostanti. Ci fermiamo per un caffè, ma se fosse stato già ora di fermarci, ci saremmo fermati molto volentieri nell'unico bar-ristorante-albergo-pizzeria, che ci è sembrato molto accogliente. Bravi!
Salendo al Monte Croce Carnico
Vinaio
, Plugna, Fusea, Cazzaso Nuova: frazioni e piccoli nuclei di case che si sussuegono in questo tracciato molto tranquillo e spesso panoramico (anche se sempre più stretto) finché, a Zuglio, ritroviamo la 'statale' che ci riporta in direzione nord. Dalle parti di Paluzza ci raggiunge anche un fronte nuvoloso molto minaccioso: indossiamo l'antipioggia appena in tempo, ed i tornanti del Passo di Monte Croce Carnico in pratica non li vediamo, in mezzo ad una tormenta di acqua e vento. Ma la Multistrada è una moto sana, che si guida con sicurezza anche in mezzo alle intemperie. Svalichiamo e, presto, in Austria la pioggia cessa e riusciamo pure ad asciugarci nella discesa del Gailbergsattel a nord di Kotschach-Mauthen.
A Dolsach svoltiamo a destra per Winklern e poi siamo 'a casa': l'IselsbergPass, Dollach... l'accoglienza di Frau Gertude ci aspetta (sperando che abbia una stanza, perchè, come al solito, non abbiamo telefonato).

FRAU GERTRUDE
Claudia con Frau Gertrude
Nel report di quest'anno vorrei aprire un breve capitolo per Frau Gertrude Kahn.
A fine agosto di 18 anni fa (sì era il 2002: per la prima volta viaggiavamo in Europa con in tasca la comodissima Moneta comune, ma a mente facevamo ancora i conti in Lire) giungemmo di sera a Dollach/Grosskircheim, per andare la mattina successiva per la prima volta al Grossglockner.
Su questo blog c'è ancora il report nel quale raccontiamo che '...nel centro del paesino vediamo una bandierina con una moto e la scritta Motofarrad Wilkommen (o qualcosa del genere): neppure il tempo di mettere il piede a terra e un bersagliere austriaco di sesso femminile ci ordina fermamente "Fenite ti sopra a fetere Kamera! Se fa pene sono fenti euro a testa, kompresa GROSSA kolazione".
La pensione Kahn (certamente non recente nel mobilio o nelle dotazioni) è tenuta benissimo. La gentilezza di Frau Gertrude è fantastica. La colazione dell'indomani mattina sfamerebbe una compagnia di KaiserJaeger. Il giardino è attiguo alla stalla, dove vive (benino, mi pare) anche un simpatico pony a disposizione dei piccoli ospiti.
Ci consiglia, per la cena, il ristorante dell'Hotel Post: beh, consiglio di valore. Io opto per uno spezzatino di Bambi con canederli di pane, fagiolini arrotolati e scottati nello speck, uva, funghi e marmellata di mirtilli. Claudia apprezza un Wiener Tafelspitz. Poi il dolce: due splendidi strudel affogati nella crema di vaniglia calda. Aggiungete un ottimo mezzo litro di vernatsch locale...'.
In questi 18 anni siamo tornati spesso al Grossglockner, e quasi sempre ci siamo fermati nella pensioncina di Frau Gertrude, ed anche a cena al Post.
Alla Pension Kahn quel pony non c'è più, ma nonostante gli anni che passavano, qualche acciacco e qualche lutto familiare che nel corso del tempo purtroppo hanno colpito anche lei, la gentilezza, la pulizia, la golosità delle merende offerte sul terrazzo il pomeriggio, o le grosse colazioni mattutine, non ci hanno mai fatto desiderare un albergo più moderno o pesare l'assenza di phon o TV.
Nel 2006 con la Griso
Quest'anno, una Frau Gertrude in ottima forma (ma anche un po' commossa) ci ha detto che, dopo 49 anni di attivita, il 31 ottobre 2020 la Fruhstuckpension Kahn chiuderà, e dopo una necessaria ristrutturazione diventerà la casa di famiglia, dove arriveranno anche il figlio ed i nipoti.
Se chi, in questi anni, ha apprezzato le sue torte, i suoi krapfen e la sua gentilezza, vuole fare l'ultimo passaggio alla Pension Kahn di Dollach per salutarla, non ha rimasto molto tempo...
Il tempo passa per tutti. Guardo le foto di quel 2002 e mi vedo senza capelli bianchi e con una moto giapponese... oggi la miniMulti ha passato una notte in garage, protetta dal solito temporale notturno, come tante altre mie moto prima di lei.
E allora: grazie Gertrude. La tua Ospitalità e la tua gentilezza rimarranno indimenticabili e probabilmente inarrivabili. Ed il mototurismo non è fatto solo di curve e di strade, di passi e di foto. E' fatto anche di incontri, di emozioni e, molto, anche di ricordi. Che valgono molto più delle classifiche chilometriche o del numero dei passi percorsi.

Come avete potuto immaginare, la stanza era disponibile. La nostra preferita, la numero cinque, quella d'angolo. Frau Gertrude ci offre un caffè in terrazzo e ci dà la notizia della sua scelta di chiudere (vedi qui sopra), poi ci lascia andare a fare la doccia e telefona al ristorante del Post per prenotare il nostro tavolo... è una gentilezza che ormai ci è consueta. Un'altra delle cose che ci mancheranno.
Dopo due passi per sgranchirci nella sonnolenta e rilassantissima Dollach, ci godiamo una cena davvero ottima. Nel frattempo è piovuto, ma la miniMulti era in garage, noi dotati di ombrelli, quindi nessun problema. Andiamo a nanna sapendo che domattina probabilmente sarà l'ultima volta che affronteremo la GROSSA kolazione di Haus Kahn!

LUNEDI 27 LUGLIO
I prati attorno a Dollach sono inondati dal sole, stamattina. Quando, dopo colazione, salutiamo Frau Gertrude, siamo tutti un po' commossi. Ma il Grossglockner ci chiama. E alle 9 di mattina non c'è traffico, l'asfalto è asciutto, e l'aria neppure troppo fredda... wow... su quelle curve dimentichi i 27 euro d'ingresso. Guidi, prendi il ritmo, poi rallenti per guardare il panorama, poi torni a guidare. Limite 100 all'ora e linea tratteggiata (tranne che nei punti pericolosi, dove comprendi il motivo della limitazione imposta). Questa è civiltà. Qui se non fai il cretino, a guidare ti diverti, anche perché questa strada è stata costruita apposta, ottant'anni fa: per essere guidabile e divertente, e nonostante si sia in quota, spesso ci sono gli spazi per sorpassare i veicoli lenti.
Il Grossglockner è un parco giochi:
non solo l'ottimo asfalto, le tante curve, ma anche i tanti punti panoramici, gli shop, i musei, le gallerie, i punti ristoro. Saliamo all'Edelweissspitze, poi raggiungiamo il casello nord e torniamo indietro. Ci fermiamo all'Hochtor e al Franz-Josefs Hohe, dove purtroppo si assiste all'agonia di ciò che resta del ghiacciaio del Pasterze. Un po' di souvenir, un po' di Gurktaler da portare a casa... è già quasi mezzogiorno quando usciamo e ci dirigiamo a sud, ripassando per Dollach (ma questa volta affontando la 'kleinestrasse', cioè la stretta strada alta che si prende da un tornate prima di Heiligenblut), poi passando Lienz, attraversando la verdissima Defereggental, trovando il semaforo verde sul Passo Stalle e scendendo in Italia lungo la Valle di Anterselva. E' caldo. Passiamo Valdaora, saliamo gli splendidi tornanti, i prati ed i boschi del Passo Furcia e raggiungiamo San Vigilio di Marebbe.
Notiamo un Garnì che non sembra troppo fighetto e ci fermiamo per chiedere una stanza. Alla reception non 'è nessuno, quindi Claudia si mette alla ricerca di qualcuno all'interno... io come sempre sto fuori.
Arriva un ragazzo di una volta (direi sugli ottanta...) con una bici a pedalata assistita, e ci mettiamo a fare due chiacchiere intanto che aspetto che torni Claudia.
'Eh, ci ho passato la vita, sulle moto - mi dice guardando la Multistrada - ma da quattro anni, con l'età, sono dovuto passare alla bici. Però con questa ogni giorno mi faccio più di un passo. Sai, adesso ne ho 90. Ho guidato la moto fino agli 86.'
'Beh, è ancora in forma - dico - gliene avrei dati almeno 10 di meno. Ma ha mai guidato una Ducati?'
'Ci ho fatto 46 record mondiali con il Siluro Marianna - mi dice senza alcuna pietà 😊 ma anche senza alterigia - se vai al Museo Ducati è esposto lì.' E mi saluta pedalando con la sua bici a pedalata assistita.
Io al Museo Ducati so sono stato due o tre volte, ed il Siluro del 1956 l'ho visto e lo ricordo.
A San Viglilio di Marebbe, dove poi quel Garnì non aveva la stanza libera per noi, ho incontrato Santo Ciceri. E' in piena forma. Non va più in moto, ma pedala ancora 😏
Abbandoniamo l'idea di dormire a San Vigilio, facciamo qualche chilometro e troviamo un gran bell'Albergo a San Martino in Badia. Doccia, due passi, aperitivo e cena all'aperto, rendono ottima anche la serata. E come sempre a nanna presto.

MARTEDI 28 LUGLIO
Passo Giovo
Dopo un'ottima colazione lasciamo l'Albergo/Gasthof Dasser, carichiamo le borse nelle valigie della Multi e ripartiamo... oggi l'itinerario prevede belle strade, qualche passo secondario e... tante curve. Ma non è una novità.
L'attraversata Passo delle Erbe - Passo d'Eores mi è sempre piaciuta davvero tanto. I primi tornanti ci portano fino ad Antermoia, poi a Funes... scendiamo per un brevissimo tratto nella vallata dell'Isarco e saliamo immediatamente verso Villandro per rimanere in quota il più possibile. L'idea è di attraversare Renon e Val Sarentino. Purtroppo, dopo un po', troviamo chiusa ed intransitabile la strada per Barbiano. Non riusciamo a capire se ci si possa arrivare senza scendere a Bolzano, valle per valle, decidiamo di abbandonare Renon e Val Sarentino e far rotta verso nord sulla statale del Brennero. Bressanone, Fortezza, Vipiteno, e finalmente siamo ai tornanti che si inerpicano verso il Passo del Giovo, sempre davvero esaltante in moto.
Passo del Rombo
Ci fermiamo un po' a sfamarci con una splendida fetta di Torta Foresta Nera, e scendiamo verso la Val Passiria... anche la salita al Passo del Rombo è sempre avvincente. I paesaggi sono d
avvero splendidi, i punti panoramici che ci invitano ad una sosta sono fin troppi e... incidono sul ritmo :-)
In realtà non abbiamo nessuna fretta, non ho mai corso, in moto, e con l'età mi accorgo di essere anche sempre più lento e prudente.
Mentre scendiamo, dopo aver consultato le previsioni meteo ed annusato l'aria come montanari espertissimi, la decisione è presa: ci fermeremo per la notte sul Lago di Resia, e domani saliremo lo splendido Umbrail, il Re Stelvio e il meraviglioso Gavia.
Il Lago di Resia (in realtà sarebbe di Curon, visto che il paese è Curon Venosta) di sera è più bello: spariti i pullman, le file delle auto, dei ciclisti e degli altri motociclisti, nel dopocena è tutto nostro. Lago, campanile e nuvoloni in arrivo si lasciano fotografare senza presenze estranee... bello!

MERCOLEDI 29 LUGLIO
Salendo allo Stelvio
Lasciamo l'Hotel Theiner andando a velocità molto ridotta: la vallata è ancora in ombra e noi non abbiamo indossato nulla oltre al traforato e la t-shirt... altro che limiti di velocità trentini, qui, in questi primi chilometri, potrebbero multarci per intralcio al traffico veicolare!
Ieri, come sempre, avevamo trovato molto traffico tra Merano e la Val Venosta... oggi però a Malles Venosta svoltiamo subito verso la Svizzera, quindi non avremo problemi in tal senso.
Il Valico di confine di Tubre è sempre un bel modo di entrare in Svizzera: piccoli storici e caratteristici paesi lungo la strada, fino ad arrivare alla verdissima Val Mustair.
A Santa Maria Val Mustair noi troviamo, a sinistra, l'indicazione per l'Umbrail Pass... ed è un bel salire in montagna, anche se ormai da una decina d'anni non c'è più quel tratto di sterrato che faceva tanto 'avventura alpina'.
Il tempo di una foto, in cima all'Umbrail, e di indossare almeno la membrana antivento sotto al traforato, e siamo già in salita verso il Passo dello Stelvio.
E' presto, non c'è traffico, non c'è folla. E' tutto come piace a me.
Discesa del Gavia
Ed il cappuccino scalda-ossa del Genziana è davvero il miglior Cappuccino degli ultimi mesi... non so se sarà stato a causa del freddo, del fatto di essere allo Stelvio, in ferie, con la nostra moto, liberi di fare quel che ci pare... ma è davvero buonissimo :-)
Scendiamo verso Bormio, diamo un'occhiata alle novità si Santa Caterina Valfurva, località nella quale qualche anno fa passammo una bellissima settimana a scarpinare tra rifugi e ghiacciai, e poi è ora di salire al Passo Gavia. OK, il versante di Santa Caterina è quello più facile, ma l'asfalto è davvero distrutto. Un Passo così bello meriterebbe una manutenzione decisamente maggiore e migliore.
E siccome è passato da poco mezzogiorno, ci regaliamo un piatto di splendidi pizzoccheri montanari al Rifugio Bonetta, annaffiati da un po' di rosso.
La discesa verso Ponte di Legno è il VERO GAVIA: strada stretta, in alcuni tratti dissestata (non inganni il breve tratto appena asfaltato in cima)ma che panorami!
A Ponte di Legno ci allunghiamo a fare benzina.
Sì, perchè il Tonale è in Trentino, ed io quest'anno il Trentino lo boicotto, ed ho intenzione di NON lasciare un solo Euro in quel territorio, almeno fino a quando fino a quando la Provincia Autonoma di Trento non tornerà sulla propria decisione di imporre, su alcune strade, limiti più bassi per le moto che per auto o camper. Un'assurdità pericolosa e vessatoria, una scelta populista di una politica incapace di controllare il territorio ed i comportamenti degli utenti, e che quindi lanciano 'gride manzoniane' che allontanano i cittadini onesti e sensati dalle Istituzioni. Per approfondire: QUI
Limiti assurdi e pericolosi
E infatti anche il caffè ci fermiamo a prenderlo in un bar nella zona lombarda...
Scendiamo provando a rispettare i nuovi limiti di velocità solo per le moto: certo, in certe curve solo Dovizioso ha problemi a rimanere nei limiti, ma in tanti tratti, rischi che una bici ti sorpassi.
E quando a volerti sorpassare è un'auto o un camper, la cosa non è piacevole. Brutto il populismo di politici da quattro soldi.
Percorriamo tutta la Val di Sole fino a Cles, e poi saliamo a nord verso Livo e Rumo in direzione nord, verso l'invisibile Passo Castrin (la strada è bellissima, peccato che il passo sia stato fatto sparire da una moderna galleria). Planiamo sulla Val d'Ultimo. E' Alto Adige, niente boicottaggio, qui. Troviamo, proprio sulla diga del Lago di Zoppolo, il Garnì Seerast. Stanza e cortesia ottime, terrazzo panoramico sulla valle e che ben ripara chi sta a godersi i lampi del temporale in arrivo... la miniMulti è riparata dal terrazzo. Buona notte :-)

GIOVEDI 30 LUGLIO
Forcella di Brez
L'idea è quella di attraversare il Trentino senza lasciare altro che un po' di gas di scarico...
Ripartiamo dalla Val d'Ultimo in mezzo alle nubi basse lasciate dal temporale notturno. Le strade sono però già quasi asciutte. La natura qui è davvero bella.
Trotterelliamo verso sud ripassando dalla galleria del Passo Castrin, poi svoltiamo a sinistra per Lauregno, raggiungendo in breve, in mezzo a boschi fittissimi, la Forcella di Brez (nuovo passo da aggiungere alla Collezione!). Appena inizia la discesa cambia anche in maniera improvvisa la vegetazione, che ai pascoli e ai boschi fitti del versante nord, sostituisce roccia e conifere quasi da mediterraneo. Dopo Cloz e Revò attraversiamo il ponte sul Lago di Santa Giustina raggiungendo Cles.
Dermulo, Predaia... tra settimana, nonostante sia ormai fine luglio, il traffico non è asfissiante. Anzi.
Passiamo Spormaggiore e Castel Belfort, Andalo, Molveno.
Prima di Comano Terme svoltiamo a destra sulla ss237 che si precipita a Sarche per tornanti... dopo Ponte Olivetti il TomTom prova a smarrirci tra le stradine cittadine di Castel Madruzzo e Lasino, ma poi ci orientiamo e imbocchiamo la SP85 che sale verso il Bondone.
SP, strada provinciale. La SP85 è semplicemente perfetta: larga, ben asfaltata, con lunghi rettilinei in mezzo ai boschi ed ai pascoli... e sempre la Provincia del leghista Fugatti ha posto il limite a 60 per tutti. Sinceramente, caro il mio Fugatti, mi verrebbe proprio voglia di metterti sulla sella posteriore al posto di Claudia e ti farei vedere quanto siete cialtroni voi di questa Provincia. I 60 sono un limite ridicolo con i mezzi moderni. Ci si sente scemi e presi in giro.
Chi corre, chi si schianta, chi mette a rischio la propria e l'altrui sicurezza, qui non andava ai 70, agli 80, ai 90... qui correva. Allora, cari i miei politici populisti e cialtroni, mettete in campo azioni concrete per fermare i delinquenti che corrono, non rompete le balle alle persone 'normali' e sensate.
Vergognatevi.
Prima di arrivare in cima svoltiamo a destra per la SP25. Qui i limiti sono certamente più sensati (a dire la verità non mi pare neppure che ci siano lungo tutti il percorso): la strada è più stretta, l'asfalto più rovinato. Qui non si corre.
Passiamo Garniga Terme, che credo abbia visto un passato molto più turistico di oggi, e Aldeno, patria della 'mitica' Distilleria Cappelletti (Elisir Nova Salus, Rutaben, Sfumato, le grappe... quante cene abbiamo concluso con le bottiglie di questa piccola distilleria)... ma è ora di pranzo, quindi la tentazione di fare un'eccezione al boicottaggio del Trentino non ha effetto.
Sotto lo sguardo severo di Castel Beseno attraversiamo in fretta (fa caldo!) la Valle dell'Adige e saliamo immediatamente sul bel tracciato che porta a Folgaria e poi allo splendido Passo Coe e Forcella Valbona.
Qui pensiamo di fermarci al Rifugio Melegnon, gestito da un amico di Facebook, ma purtroppo lo troviamo chiuso (solo per quel giorno per impegni familiari... la sfiga ci vede benissimo).
La strada che da Forcella Valbona porta all'Alpe Fiorentini è in parte riasfaltata di fresco. Purtroppo però nuvoloni neri e molta foschia impediscono di apprezzare come meriterebbero gli splendidi panorami.
Al Passo di Sommo svoltiamo verso Lavarone e gli Altopiani di Vezzena e dei Sette Comuni... il Passo di Vezzena e la Val d'Assa sono sempre dei bei percorsi, anche se qui è il Veneto che in alcuni tratti ha posto l'assurdo limite dei 50. OK... la Val d'Assa porta a correre un po' troppo, ma anche qui... i 50? Ma per favore :-(
Arriviamo al conosciuto ed apprezzato Albergo Paradiso di Asiago. Mettiamo la miniMulti nel box proprio prima del temporale serale, ma il tempo di fare la doccia e possiamo uscire per lo spritz di aperitivo.
Cena nel ristorantino sotto l'albergo: in uno dei quattro tavolini sulla strada. Bellissimo. E poi La Locanda ha un menù non certamente chilometrico, ma certamente originale e, soprattutto, appetitoso. Si mangia molto bene, insomma. Se capitate ad Asiago, provatelo!

VENERDI 31 LUGLIO
Ultimo giorno a zonzo per le montagne. Non abbiamo voglia di vedere ed affrontare il traffico del week end.
Partiamo dal Paradiso e ci dirigiamo verso Gallio e Foza, per poi salire, giunti alla piccola frazione di Lazzaretti, verso la Piana di Marcesina.
Wikipedia definisce la Piana di Marcésina come 'un vasto pianoro situato nella parte nord-est dell'Altopiano dei Sette Comuni, tra la provincia di Vicenza e la provincia autonoma di Trento. Per la sua orografia e per il clima rigido viene denominata "la Finlandia d'Italia".
Oggi il sole riscalda anche questa Finlandia, ma il cuore è presto gelato dal vedere cosa ha prodotto qui la Tempesta Vaia di due anni fa. Interi boschi sono stati spazzati via, e quel meraviglioso alternarsi di boschi e pascoli di questa piana, oggi è gravemente ferito da decine di migliaia di alberi secchi sradicati dalla tempesta. E migliaia sono già i tronchi accatastati in attesa di essere portati via...
La Piana però ha ancora il fascino di un territorio punteggiato da malghe e rifugi, dove la presenza delle mucche è decisamente superiore a quella degli umani.
Raggiungiamo anche l'orlo della Piana, ma purtroppo la ripidissima strada che scende a Grigno, in Valsugana, è ancora vietata a tutti coloro non siano residenti qui.
Vabbeh, torniamo indietro e proseguiamo il nostro giro nella piana. Dopo un caffè al Rifugio Marcesina, compriamo un po' d formaggio (stagionato e messo sottovuoto, perchè in pianura ci saranno quasi 40 gradi) a Casera Tombal, nei pressi di Baita Lisser.
Scendiamo dalla Piana e facciamo la 'solita' e stupida foto ricordo a Stoner, poi scendiamo a vedere la Madonna del Buso (e il Buso), poi andiamo a dare un'occhiata alla parte meno 'turistica' dell'Altipiano: Stoccareddo, Puffele... traffico zero, alcuni tratti stradali molto belli e panoramici, fino alla salita per Forcella Granezza (nuova per la Collezione!).
Qui, mentre facciamo la foto di rito al cartello stradale del passo, notiamo in alto una bella malga. E' Malga Mazze Superiori, e scopriamo che offre, oltre ad un panorama infinito, anche ottimi taglieri di formaggi e affettati. Spendiamo niente e ci godiamo il panorama e la leggera brezza che ci fa stare bene seppur protetti solamente dal gazebo giallo di 'Campagna Amica'.
Bello. Buono. Torneremo.
Cominciamo a scendere dall'Altipiano con i tornanti di Via Monte. Calvene, Caltrano... sbuchiamo a Chiuppano a due passi dal casello autostradale di Piovene Rocchette.
Il giro è finito: noi abbiamo tre ore di noiosa e calda pianura per arrivare a casa...
La miniMulti? Consuma poco, è confortevole e sicura come la 1200. Ha meno coppia e meno cavalli, ma è molto pronta a fare tutto ciò che le chiedi. Io mi ci sto trovando molto bene.
L'ALBUM con le FOTO e le sei MAPPE degli itinerari è su Google Foto: QUI