Ricordo bene quel Mondiale 1982 (mentre, al contrario, non ho seguito nessuna partita di quello del 2006, che ho vissuto 'di striscio' solo perchè ero a zonzo in moto per i Pirenei, e nei locali, la sera, c'erano i maxi schermi, impossibili da non notare): avevo la patente da un mese ma non la macchina, quindi per la chiassosa festa strombazzante per le vie di Ravenna, dopo l'eins, zwei, drei, Rossi, Tardelli, Altobelli! presi in prestito la 126 di mia madre, rischiando di cuocerle il motore perchè, in fila a passo d'uomo, la bandiera stesa a mo' di mantello copriva le griglie del raffreddamento ad aria del motore posteriore...
Ricordo bene anche come Paolo Rossi abbia sempre incarnato l'esempio dello sportivo pacato, tranquillo, 'normale'. Mai sguaiato, mai sopra alle righe.
E siccome non ho mai amato (e neppure sopportato) i fenomeni, i supponenti, i patacca (come si dice in Romagna), se per la scomparsa di uno come Maradona mi viene da pensare che in buona parte se la sia cercata, con i propri comportamenti e le proprie debolezze (buttando alle ortiche la grande fortuna che la natura gli aveva regalato, con quella bravura da fenomeno innato), la morte di Paolo Rossi, prematura e frutto di una malattia che ancora non riusciamo purtroppo a contenere, mi rattrista profondamente, perchè 38 anni fa quel 'signor Rossi' aveva davvero incarnato la rivincita delle persone normali e volonterose contro i fenomeni presuntuosi.
Quindi, anche se oggi il calcio proprio non mi dice più nulla, grazie per aver reso ancora più indimenticabile quell'estate dei miei diciott'anni, signor Rossi 😉
Nessun commento:
Posta un commento