Dalla Pulfero a Mentone. Un itinerario di oltre 2800 chilometri con un unico obiettivo: percorrere tutti i passi più belli e famosi delle Alpi!
31 agosto 2002. GiornoUno. Finalmente si parte.
Con il tipico timore di chi si mette in moto per un viaggio considerato un po' impegnativo, alle 8 in punto il TDM stracarico si dirige verso la statale Romea. E' bello evitare quanto più possibile l'autostrada, e di prima mattina i "bagnanti del week end" non si sono ancora riversati in massa in direzione delle coste adriatiche.
Solito caos a Mestre, dove imbocchiamo la A4. Poi la A23 fino a Udine. Usciamo e ci dirigiamo a Cividale del Friuli. Alle 11.30, dopo aver attraversato il Valico di Stupizza siamo già al confine sloveno e facciamo benzina a Caporetto (ottimo il prezzo, rispetto all'Italia). La cittadina, invece, non ci induce a una sosta prolungata: troppi pullman turistici in giro, preferiamo attaccare con le curve. Dirigendoci a Kraniska Gora affronteremo il Passo Moistrocca (Vršič Pass).
Passo Moistrocca (Vršič Pass) |
Le strade di montagna, in Slovenia, sono come ricordo le nostre quando ero bambino: strette, tortuose. Non che manchi la manutenzione (anche se qualche buco di troppo c'è), ma non hanno ancora iniziato ad allargare la carreggiata, a raddrizzare le curve, a proteggere ogni metro di "scarpata" con tonnellate di guard rail. Il Passo della Moistrocca è un passo impegnativo per gli oltre 50 tornanti molto secchi, ma anche molto divertente per una natura che varia seguendo l'altimetria della strada. I 26 tornanti che portano a K. Gora sono tutti lastricati con perfidi sanpietrini, e l'asfalto è molto rovinato.
Subito dopo K. Gora (paesone ricco e snaturato dal troppo turismo invernale) troviamo l'indicazione Austria: è il Wurzenpass. La salita è facile in mezzo a prati e boschi. Il versante austriaco, invece, è costituito da due immensi rettilinei con pendenza del 18% (e grandi cartelli che impongono il limite dei 40 kmh) e due tornantoni insipidi... mah.
Decidiamo di non acquistare la vignetta autostradale e a Villach, seguendo anche il fido GPS, ci portiamo oltre il fiume. Siamo su una provinciale che segue lo stesso percorso dell'autostrada, ma dalla parte opposta, attraversando decine di piccoli paesi ignorati dal turismo.
Quest'Austria è splendida. Gli occhi si riposano vedendo sfilare prati, pascoli, boschi. In ogni terrazzo, ad ogni finestra di normali (ma non banali) case contadine: fiori, fiori, fiori. Attorno alle case, ai fienili, ai magazzini degli attrezzi non c'è confusione, disordine. Tutto porta ad un rilassamento complessivo, anche a guidare con calma, godendosi il lieve "frullare" del bicilindrico e immergendosi nella natura, nel lavoro dell'uomo, nell'ambiente che ci avvolge.
Arriviamo a Dobriach, sul Millstatter See, per constatare che anche qui la stagione turistica è stata poco propizia. Ci permettiamo l'unico cibo italiano del viaggio (è contro la nostra etica cercare, all'estero, copie certamente sbiadite delle nostre tradizioni, meglio conoscere e apprezzare quelle locali): sono già le 14.30 e uno spicchio di pizza ci pare la cosa più veloce (non so perchè, ma non ho trovato chioschi di piadina romagnola... selvaggi!!!).
Millstatter See |
Costeggiamo tutto il lago (anche bello, pur se molto sfruttato turisticamente) e in un'ora e mezza siamo a Dollach/Grosskircheim. Nel centro del paesino vediamo una bandierina con una moto e la scritta Motofarrad Wilkommen (o qualcosa del genere): neppure il tempo di mettere il piede a terra e un bersagliere austriaco di sesso femminile ci ordina fermamente "Fenite ti sopra a fetere Kamera! Se fa pene sono fenti euro a testa, kompresa GROSSA kolazione".
La pensione Kahn (certamente non recente nel mobilio o nelle dotazioni) è tenuta benissimo. La gentilezza di Frau Gertrude è fantastica. La colazione dell'indomani mattina sfamerebbe una compagnia di KaiserJaeger. Il giardino è attiguo alla stalla, dove vive (benino, mi pare) anche un simpatico pony a disposizione dei piccoli ospiti.
La verdissima Austria nei pressi di Dollach |
Ci consiglia, per la cena, il ristorante dell'Hotel Post: beh, consiglio di valore. Io opto per uno spezzatino di Bambi con canederli di pane, fagiolini arrotolati e scottati nello speck, uva, funghi e marmellata di mirtilli. Claudia apprezza un Wiener Tafelspitz. Poi il dolce: due splendidi strudel affogati nella crema di vaniglia calda. Aggiungete un ottimo mezzo litro di vernatsch locale, due caffè e due grappe e avrete un conto di 42,50 euro... si può chiedere di meglio?
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