sabato 31 agosto 2019

In vacanza in quattro, in montagna con un 1.000? Ehm, sì ;-)

Colle del Nivolet
Quattro adulti ed i bagagli per una settimana di scarpinate in montagna. Il trasferimento Ravenna-Ceresole Reale (1.600 mt.) dove si è fatto base in albergo, poi le salite al Colle del Nivolet a quota 2.600 da dove partono meravigliosi sentieri che superano in fretta i 3.000 metri.

L'unico giorno di pioggia ci siamo fatti un giretto fino alla Val d'Aosta per acquistare alle cantine di Donnas e di Morgex ;-)

Siamo rientrati (statale da Ceresole a Ivrea, autostrada da Ivrea a Ravenna), sempre in quattro e con i bagagli, ma con in più oltre 30 bottiglie tra vini e grappe, un frigorifero pieno di toma e burro, e poi torcetti, salampatata, vasetti di castagne bollite e lardo di Arnad. Si viaggia benissimo, a velocità codice, nel silenzio, potendo conversare con chi è dietro senza mai dover alzare la voce. Consumo medio circa 17,5 km/litro.
Sinceramente, credo che questo 1.0 turbobenzina del Gruppo Volkswagen montato nella versione da 116 cavalli sulla Skoda Karoq, sia un piccolo capolavoro ;-)
Ho scelto il Karoq a benzina perchè faccio pochi chilometri all'anno (circa 10.000) e spesso in città (quindi non volevo beghe di FAP o altro) ma anche in viaggio a pieno carico mi ha davvero stupito. 
Qualche acquisto da portare a casa :-)
Non c'è bisogno di comprare auto da 40.000 Euro e 2.000 di cilindrata, per viaggiare comodi e tranquilli, tanto più con i limiti che ci sono oggi... 
Caves de Donnas
L'ottimo Albergo Sport di Ceresole Reale

domenica 11 agosto 2019

300 chilometri in quota sull'Appennino toscoromagnolo

Il fumo dell'incendio di Faenza
sopra la pianura
Sabato 10 agosto. In questi giorni il caldo non dà tregua. Partiamo da Ravenna che non sono ancora le 9 e ci infiliamo subito sulla E45 in direzione Cesena per far prima ad arrivare in quota. Sopra la pianura romagnola aleggia il fumo nero dell'incendio del deposito Lotras di Faenza. Si vede nettamente la colonna nera che ancora sale e poi diventa una nuvola che raggiunge Forlì e pure Cesena. Speriamo che arrivi un po' di vento a disperderla, perchè è davvero un brutto spettacolo...
Sosta-caffè a Quarto
Prima di arrivare a Sarsina usciamo dalla E45 e ci godiamo le curve della vecchia Tiberina... prima della costruzione della superstrada Orte-Ravenna su questa strada si riversava tutto il traffico di merci e persone che dalla Romagna era diretta a Perugia e poi a Roma. E' ancora un bel tracciato, ma fa impressione pensare a queste curve impegnate dai vecchi OM o Lancia Esatau... viaggiare da Ravenna a Roma doveva essere un vero e proprio Viaggio. La superstrada ha avvicinato città e industrie, ha reso più veloce e conveniente trasportare le merci, ma quanto fascino in meno, rispetto questo tracciato dove ogni pochi chilometri si trovava un ristorante, un bar, un albergo. Oggi queste attività, tranne quelle insediate nei paesi sorti lungo la strada, sono praticamente tutte chiuse. A Quarto c'è però il Bar Pineta, e noi ci fermiamo per la necessaria sosta-caffè.
Il forno di Acquapartita
Qualche chilometro a sud di Quarto seguiamo l'indicazione per Selvapiana - Acquapartita - Alfero. Naturalmente approfittiamo di essere 'in zona' per fermarci al panificio di Acquapartita (un po' fuori dal paese, sulla sinistra), dove pane, schiaccina (pizza salata) e biscotti sono davvero notevoli. E' un consiglio ;-)
Le strade sono purtroppo quello che sono... cioè i tracciati ed i panorami offerti sono davvero belli. Purtroppo l'asfalto lascia spesso desiderare. Il terreno qui si muove, ed evidentemente Comuni e Province non investono quanto necessario per una corretta manutenzione.
Nei pressi di Balze
E' davvero un peccato, anche perchè questi Appennini potrebbero essere sfruttati in maniera più massiccia epr il turismo delle due ruote, non solo a motore, ma anche per i milioni di appassionati di bici che cercano strade secondarie e divertenti. Ma con certi buchi e certi avvallamenti, la bici da corsa deve essere ben più pericolosa della nostra Multistrada con sospensioni Skyhook e tre dischi Brembo con ABS cornering...
Raggiungiamo Balze godendoci un'arietta già accettabile. Che lì ci sia spesso vento è testimoniato da alcune pale eoliche che anche oggi girano vorticosamente.
La Tiberina abbandonata
Da Falera a Le Ville di Montecoronaro la strada è splendida, poi più rovinata fino all'intersezione con la E45... noi lasciamo alla nostra destra l'area di servizio, passiamo sopra la superstrada e, anzichè entrarvi, svoltiamo a sinistra in direzione Canili.
E' il tratto della 'vecchia' strada statale Tiberina abbandonata ormai da un quarto di secolo. C'è il divieto di accesso per i non residenti, ma ciclisti e amanti del trekking la percorrono senza problemi.
Tiberina abbandonata
Noi siamo in moto, sappiamo di essere 'in torto', ma a passo d'uomo decidiamo di percorrerla ancora una volta. E' affascinante vedere come, anno dopo anno, stagione dopo stagione, la natura si stia riappropriando dei propri spazi. I rovi stanno ricoprendo i guard rail, le colate di ghiaia sono da scavalcare. Questo scenario post-apocalittico è persino troppo corto: a Valsavignone si ritorna nella realtà, anche se il tratto di strada (aperto al traffico, questo) fino a Pieve Santo Stefano è in alcuni tratti persino messo peggio dei chilometri 'vietati' :-(
Dopo Pieve Santo Stefano, invece, si svolta a destra per il Passo dello Spino... e lì sono limiti e divieti ad essere idioti.
Mi spiego: io non sono certamente uno smanettone, anzi: sono notoriamente un fifone e quindi piuttosto fermo. Però su un tracciato bellissimo, largo, asfaltato alla perfezione, il limite fisso dei 50 con linea continua sempre, è l'ennesima decisione inconcepibile di pubblici amministratori stolti. Ci sono incidenti? Ci sono smanettoni che scambiano questa splendida strada per una pista? OK: controllo del territorio, limiti accettabili e sanzioni senza pietà.
Passo dello Spino
Ma i 50 sono una presa in giro, così come il divieto continuo di superare anche un'utilitaria che arranca a 40 all'ora sulla salita dello Spino.
E' chi sorpassa a 70 all'ora il vecchietto, il pericolo?
Oppure semplicemente sono prescrizioni scaricabarile che premettono di fare la multa a tutti?
Ma obbligare anche il più tranquillo degli utenti della strada ad infrangere le regole, non è un po' un controproducente 'liberi tutti'? Un alibi, anche per i più scavezzacollo, per abituarsi a considerare tutte le regole come assurde ed indegne di essere rispettate?
L'eremo della Verna
Questo è un errore che si ripete ogni giorno, da parte di pubblici amministratori ed enti proprietari delle strade. E non a caso noi abbiamo ormai l'abitudine a fregarcene delle regole... ma così facendo, poi, non aumenta la sicurezza stradale, anzi :-(
Torniamo a goderci l'itinerario: dopo Montalone raggiungiamo Chiusi della Verna. Da lì teniamo la destra seguendo le indicazioni per Rimbocchi, Corezzo, Val della Meta, Badia Prataglia.
Si tratta di 'un'attraversata' che mi piace moltissimo.
Poco traffico, pochissima presenza di centri abitati, panorami davvero splendidi, selvaggi e diversi, che passano dal fitto del bosco ai calanchi senza soluzione di continuità.
Tra Rimbocchi e Corezzo
Dal centro di Badia Prataglia poi entriamo nel pieno delle Foreste Casentinesi salendo verso il Passo dei Fangacci (in parte sterrato) da dove si gode una vista incredibile sul Lago di Ridracoli.
I fangacci
Superiamo l'eremo di Camaldoli salendo per la strada di Prato alle Cogne che ci porta a Vallolmo e poi a Lonnano e siamo già a Pratovecchio. E' l'unico punto dove si scende di quota e si sente di nuovo il caldo... ma si tratta di pochi minuti, visto che da Stia parte uno dei tracciati più belli che un motociclista possa affrontare: il tratto toscano della Bidentina, che sale al Passo della Calla.
Ridracoli visto dalla strada dei Fangacci
Sono 17 chilometri di puro godimento: curve splendide in mezzo ad un bosco incantato.
Anche qui la Provincia di Arezzo ha colpito in maniera indecorosa: limite 60 (in un tratto - rettilineo - addirittura 40) e linea continua sempre.
Per fortuna sono già le 13 e per strada non c'è proprio nessuno.
Senza esagerare, quindi, si può prendere un ritmo tranquillo e godevole tra le curve e raggiungere il passo.
Dal Passo della Calla, poi, scendere all'Alpen Bar (sulla strada, proprio di fronte a Campigna) è un attimo: ci si trova in mezzo a tantissimi appassionati come noi che hanno preso la moto per un giro al fresco, e poi si sono fermati per godersi le prelibatezze offerta da Christian e Nada. In questi anni l'Alpen Bar sta diventando veramente un punto di riferimento per tutti noi, e non a caso Christian indossa spesso una t-shirt 'amici della moto'. D'altronde la 'vecchia scritta' piadina-panini sulla tenda del chiosco è persino riduttiva. Tagliatelle e tortelli con i funghi, oppure con il ragù di cinghiale vanno assaggiati. Così pure vanno assaggiati i tortelli alla lastra, o la piadina fritta con la salsiccia matta. E poi c'è il gusto di rilassarsi in maniera molto informale seduti sotto gli alberi secolari...
Tagliatelle e tortelli all'Alpen Bar
Dopo mangiato lasciamo la Multistrada parcheggiata ancora un po' e facciamo due passi a Campigna. Da lì partono ben due piste pedonali praticamente pianeggianti e ombreggiate dal fitto bosco, sulle quali è possibile passeggiare anche con stivali e pantaloni con le protezioni. E' ormai pomeriggio inoltrato quando ci facciamo forza e decidiamo di ripartire. Il caldo arriva subito, è sufficiente scendere di di quota per qualche centinaio di metri. Ravenna ci sembra spaventosamente bollente... e l'estate non è ancora finita.
La Multistrada, con le sensazioni del suo meraviglioso bicilindrico, ma anche con la sicurezza ed il comfort assicurati da una tecnologia davvero all'avanguardia, è e rimane davvero uno dei migliori rimedi contro lo stress quotidiano, e le strade del nostro meraviglioso Appennino la aiutano in questo compito :-)
L'Alpen Bar di Campigna è ormai un vero e proprio punto di aggregazione per i tanti motociclanti dell'Appennino

La mappa dell'itinerario