6 settembre 2002. GiornoSette. verso il sud.
Non piove. Questa è la notzia del giorno! Rientriamo a Briancon sulla Route des Grandes Alpes e ci dirigiamo al Col del l'Izoard.
Briancon |
La strada, come sempre, è ottima (a parte qualche tratto in quota). Non piove, ma fa freddo, e le nuvole non hanno certamente voglia di abbandonarci proprio ora, alla fine del viaggio!
Col del l'Izoard |
Splendida, la RdGA fino a Vars. Vars, stazione di sport invernali, è un orrore degno dei nostri "palazzinari" degli anni sessanta. All'Ufficio del Turismo, però, un'impiegata gentilissima (adorabile: fa pure finta di apprezzare il mio francese scolastico di venticinque anni fa...) va a cercare in archivio e trova del materiale sulla "Route" stampato e distribuito qualche anno fa. Peccato che pare non ci puntino più molto: a mio parere potrebbe diventare un itinerario classico del motociclismo, non solo dei patiti del pedale.
Scendiamo fino a Jausiers e affrontiamo il Col de la Bonnette "La strada più alta d'Europa", è scritto in moltissimi cartelli lungo la via. Grandeur francese!
Strada di montagna. Guidi sapendo che in cima troverai le nuvole ed il nevischio. Meglio. Più avventuroso! Qualche tratto è appena asfaltato: sono pazzi. Tra un po' tutto sarà di nuovo coperto dalla neve: a che pro?
Col de la Bonnette |
La cima, immersa in una fredda e bagnata nebbia e nel nevischio, diventa poco più che un sentiero delimitato da un muretto di stabilizzato. La strada che porta fino alla sommità (dopo la svolta che porta verso Nizza) è sterrata, e giunti al monumento sommitale occorre girare la moto e tornare indietro alla svolta di cui accennavo poc'anzi.
Scattiamo anche noi la foto-ricordo vicino al monumento, assieme a qualche ciclista: in fondo è stata un'avventura anche per noi.
Scendendo incontriamo i resti del forte dei "diavoli blu", il battaglione di montagna che viveva e si addestrava in quota tutto l'anno. Con circospezione arriviamo a St. Etienne de Tinee (strada molto brutta, l'asfalto è molto rovinato), dove ci facciamo spennare al Bar dell'Hotel Chalet (evitatelo accuratamente: 17 Euro per due panini, 1/2 di vino e 1/2 d'acqua, due caffè, il tutto condito da una certa mancanza d'igiene)... ma in fondo anche gli imprevisti fanno parte del gioco delle cose da raccontare: cosa avrei potuto dirvi di un anonimo e piccolo borghetto di montagna?
Salto scioccamente un distributore automatizzato (in molti paesini non c'è un distributore di benzina con presenza umana, ma solo un piccolo piazzale con le tre pompe a self service: mi pare un'idea niente male): e comincio a portarmi verso il Col di St. Martin...
Col di St. Martin |
inizio a chiedermi dove trovare un rifornimento: invece trovo addirittura un distributore e addetto umano! Il Col St. Martin è bello da raggiungere (strada in mezzo ai boschi), ma quando arrivi alla sommità ci trovi tre orridi palazzoni con pizzerie, pista per Quad e tristissimi negozi, ovviamente chiusi, per il noleggio delle attrezzature invernali. L'inciviltà, qui, ha colpito duro.
Riprendiamo in fretta la strada: voglio vedere il Turini!
Non scherzano mica i tornanti del colle più famoso del rallysmo mondiale! Nonostante le quote siano ormai molto modeste (1600 metri) i tornanti sono secchi e decisi... e tanti.
E' una lunga discesa (oltre 25 chilometri, mi par di ricordare) che portano a Sospel, nostra ultima meta in terra francese, dove abbiamo deciso di pernottare. 25 chilometri lontano da qualsiasi presenza umana: noi, la nostra moto, la strada, il vento, le rocce e gli alberi.
Null'altro. Traffico nullo. Qualche altro motard con cui ci sorpassiamo più volte al giorno... siamo sulla stessa rotta, ma ognuno a le sue soste, le sue foto, i suoi rallentamenti. E ogni volta è un saluto e un sorriso. Bello!
Bello come Sospel. E' una cittadina antica, lo si vede dalle ferite che il tempo ha regalato ai suoi vecchi palazzi del centro. Ha un certo fascino, comunque, con il fiume che scorre pigro nel suo abitato, con i bar ed i ristoranti che hanno steso tavoli e sedie sul lungo fiume.
Vediamo che l'Hotel de 'Etrangeres ha un garages per gli ospiti (scopriremo poi essere a pagamento). L'Hotel ha sicuramente visto tempi migliori, peccato, perché avrebbe fascino da vendere, invece si rivela sporco e tenuto male. E caro. Chi volesse fermarsi a Sospel può tentare in qualche altro albergo.
Troviamo invece, per cena, un piccolo meraviglioso ristorantino. Sito proprio nelle strette viuzze del centro storico, il "Sout'a Laupia" è una bomboniera di locale: al piano terra sei o sette tavoli, con luce soffusa, le canzoni di Paolo Conte in sottofondo e un mobile bar più piccolo di quello della mia tavernetta. In cucina (al piano di sopra, collegata con un minuscolo montacarichi) il cuoco!
Beh, la delicatissima omlette sospellese (alla pasta di olive) va subito tra le "leccornie-hits", la degustazione di formaggi della zona era splendida, i dessert indimenticabili. Ottimo il Savignon Blanc. Caffè e grappa? Beh, almeno a fare un caffè basso ci ha provato... 56 Euro ben spesi.
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