5 settembre 2002. GiornoSei. la neve sul Galibier.
Partenza alle nove e trenta da Les Gets. C'è il sole, ma ovviamente dura poco. Saliamo il Col de la Colombiere superando decine di ciclisti. Il paesaggio si fa subito aspro. Sono molto belli e caratteristici anche i piccoli borghi toccati dalla Route des Grandes Alpes.
...sono le strade deTour! |
Col de la Colombiere |
Dopo La Clusaz tocca al Col de Aravis, dove il verde dei pascoli riprende il sopravvento sul duro colore della roccia.
Col de Aravis |
Purtroppo ricomincia a piovere: sarà dura, per la mia fotografa ufficiale, portare a casa degli scatti decenti!
La RdGA ci porta ora ad affrontare direttamente il Cormet de Roselend, ma noi vogliamo utilizzare una piccola provinciale che ci conduce a Hauteluce, un pittoresco e minuscolo borghetto con una splendida vista sul Monte Bianco: è da lì che affrontiamo la salita per una delle parti più belle e selvagge della Route.
"Il Cormet de Roselend è bellissimo" trovo scritto a penna negli appunti che scrivo la sera per non dimenticare le cose più importanti. Come è bellissimo il lago de Roselend che precede di poche centinaia di metri la cima e che ospita addirittura un circolo nautico...
La natura si fa sempre più aspra, i pascoli non sono più i verdi tappeti "made in Austria": qui l'uomo (e i suoi animali) devono strappare alla roccia la terra per sfamare le greggi e le mandrie!
I rifugi lungo la strada sono molto meno attrezzati che in Austria o in Svizzera, ma un Sandwich (mezza baguette farcita con jambon e fromage) resta sempre un sano pranzetto.
IMonte Bianco visto da Hauteluce |
Cormet de Roselend |
Cormet de Roselend |
Scendiamo dal Cormet de Roselend verso la Val d'Isere. Per quanto è bella la strada, per quanto iniziano ad essere orrende le immense moderne costruzioni delle stazioni invernali.
Affrontiamo l'Iseran sotto il diluvio. Il Col du Telegraphe è abbastanza insignificante (anche se probabilmente ben guidabile, quando non piove), ma vogliamo arrivare al "mitico" Col du Galibier!
Eccolo. Le nuvole sono basse, la pioggia non ci abbandona. Sono diciotto chilometri di salita. A circa dieci chilometri dalla cima vediamo una coppia di ciclisti che si sono fermati a metà della discesa: uno piange dal dolore alle mani. E' senza guanti, e la discesa gli ha probabilmente tolto la sensibilità agli arti (il Galibier senza guanti, in settembre... mah... anch'io, dentro gli Spidi H2Out imbottiti, ho già freddo!).
La neve sul Galibier |
La neve sul Galibier |
Adesso la nuvola è più fitta. Nevica! Splendido.
Il primo Bar Ristorante (prima del tunnel che potrebbe evitarci di percorrere la cima del Colle) ha un bel cartello "Ouvert". Peccato che, dopo eserci tolti i caschi, i guanti, e illusi: lo troviamo maledettamente chiuso! Gli avrei dato fuoco dalla rabbia!
Invece ripartiamo. Arriviamo in cima, snobbando la galleria. Vedo a malapena il sottile nastro d'asfalto. Attorno sembra non esserci nulla... solo un po' di bianco del nevischio. Non ho la forza di chiedere a Claudia di fotografare il monumento della cima. In quel momento penso che, in una giornata così, non abbiamo nulla da dimostrare: adesso mi spiace non aver la foto della cima.
Quando incrociamo la strada che sbuca dalla galleria troviamo l'altro Bar-Rifugio: questo è aperto! La cioccolata in tazza più buona del mondo, e i termosifoni più amati da molto tempo...
Scendiamo. Il clima migliora gradualmente. Lasciamo a destra il Lautaret e, stanchi, scendiamo verso Briancon (in realtà, siccome alcuni anni fa eravamo passati da Cesana Torinese, abbiamo anche fatto il Monginevro per andare a dormire in Italia. Abbiamo commesso uno sbaglio. Cesana, con il brutto tempo, era già "fuori stagione". Tutto chiuso, abbastanza triste. Sarebbe stato senza'altro meglio approfittarne per visitare la simpatica e caratteristica Briancon).
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