E così se ne va, amareggiato da com'è ridotta oggi quell'Italia
per cui ha così duramente combattuto, un altro dei componenti del Partito D'Azione...
(da www.repubblica.it del 30/10/2003)
Il giurista e storico Alessandro Galante Garrone è morto alle 5 di questa mattina a Torino. Aveva 94 anni e da tempo era malato. Insieme al filosofo Norberto Bobbio, suo coetaneo, è stato uno degli intellettuali più importanti sul fronte del pensiero liberal-socialista. La sua è stata una vita interamente dedicata all'impegno civile vissuto in prima persona e a quelle idee di democrazia radicale che aveva sostenuto, oltre che con l'azione, con idee, scritti e con la sua attività politica.
Nato a Vercelli nel 1909, Galante Garrone si era dedicato per oltre trent'anni alla carriera di magistrato e solo nel 1963 era passato all'insegnamento nelle università, prima come professore di "Storia contemporanea" e poi di "Storia del Risorgimento" a Torino.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, era stato partigiano combattente e rappresentante del Partito d'Azione nel Cln (Comitato di Liberazione Nazionale) del Piemonte. Da allora era sempre rimasto fedele al filone della democrazia radicale, un'idea da lui sempre sostenuta con l'intensa attività pubblicistica su "La Stampa", "Il Ponte", "L'Astrolabio", "L'Espresso", nonché con i lavori più ponderosi come quelli sui radicali italiani dal 1849 al 1925 e su Felice Cavallotti.
Galante Garrone era molto sensibile alle tematiche dei diritti civili e aveva dato alle stampe numerosi manuali di educazione civica per le scuole, mentre sul versante storiografico si era occupato dei rivoluzionari sette-ottocenteschi come Babeuf, Buonarroti, Romme.
Nel 1984 aveva pubblicato il volume "I miei maggiori" dove aveva ricordato i maestri di libertà della sua generazione, da Omodeo a Calamandrei, da Einaudi a Salvemini, tutti personaggi da cui Galante Garrone aveva derivato un insegnamento di vita e di pensiero, una "passione di libertà - come lui stesso diceva - sempre illuminata dalla ragione".
Nel dicembre 1993 era stato tra i fondatori, insieme ad Aldo Garosci, Franco Venturi, Arialdo Banfi, Giorgio Parri e Aldo Visalberghi, dell'associazione "Movimento d'Azione giustizia e libertà". Una denominazione esplicita visto che i promotori del movimento erano partigiani della formazione "Giustizia e libertà" e militanti del "Partito d'Azione". E proprio a quelle posizioni politico-culturali questa associazione, come lo stesso Alessandro Galante Garrone, intendeva riallacciarsi per farle uscire dall'emarginazione voluta dal regime partitocratico e per riaffermare e trasmettere il pensiero di Gaetano Salvemini, la critica liberale di Piero Gobetti e il socialismo liberale di Carlo Rosselli.
Tra i suoi scritti principali: "Buonarroti e Babeuf" (1948); "Filippo Buonarroti e i rivoluzionari dell'Ottocento" (1951); Gilbert Romme, Storia di un rivoluzionario" (1959); "I radicali in Italia, 1849-1925"(1973); "Felice Cavallotti (1976); "I miei maggiori"(1984); "Zanotti Bianco e Salvemini" (1984); Padri e figli" (1986); "Calamandrei" (1987); "Amalek,il dovere della memoria" (1990); "Il mite giacobino" (); "L'Italia corrotta (1895-1996); Cento anni di malcostume politico (1996).
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